Alla Camera sono state votate ieri le mozioni sul conflitto ucraino. Alla fine ne sono state approvate tre: quella di maggioranza, a prima firma Giulio Tremonti, che chiede di proseguire il sostegno militare fino a fine 2023.

Quella del Pd, per dare «pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie». E quella del terzo polo, pronto a sostenere senza esitazioni anche gli aiuti militari. Bocciati i testi di M5s e Alleanza verdi e sinistra italiana, penalizzati anche dal gioco dei voti incrociati della minoranza e dal parere contrario del governo.

Oggi in Consiglio dei ministri dovrebbe essere approvato il decreto legge per prolungare al 2023 il sostegno dell’Italia all’Ucraina.

Le parole di Conte

«Dopo nove mesi» di conflitto, l'invio delle armi a Kiev «non può essere più la soluzione. Sul piano delle armi si è parlato e agito anche troppo, di diplomazia e negoziato di pace ad oggi non vediamo nessuna traccia» dice Conte, che accusa il governo di avere «orecchie ben pronte per raccolgiere le istanze delle potenti lobby delle armi».

L’ex premier ha citato anche la manifestazione pacifista del 5 novembre e rilancia la proposta della conferenza di pace che il M5s difende già da settimane. «Pretendiamo un passaggio nelle aule parlamentari» ha aggiunto Conte. «Se il governo vuole continuare a perorare questa linea guerrafondaia, armi a oltranza e zero negoziati, venga in Aula a dirlo, a metterci la faccia non davanti al M5s ma davanti agli italiani e a far votare il parlamento».

Trova le differenze

Evidente lo scollamento fra il testo scritto proposto dai Cinque stelle e l’intervento del presidente Giuseppe Conte. L’ex premier si è schierato duramente contro le armi, ma il suo intervento è stato molto più aggressivo di quanto non prevedesse la mozione, che del sostegno militare faceva menzione soltanto nella richiesta di maggiore coinvolgimento del parlamento.

«Dopo nove mesi» di conflitto, l’invio delle armi a Kiev «non può essere più la soluzione», ha sostenuto Conte. «Sul piano delle armi si è parlato e agito anche troppo, di diplomazia e negoziato di pace ad oggi non vediamo nessuna traccia». Conte ha accusato il governo di avere «orecchie ben pronte per raccogliere le istanze delle potenti lobby delle armi».

Alla fine, il Pd si è astenuto sulla mozione del Movimento, mentre il terzo polo ha votato contro. La mozione di Azione-Iv è stata votata per parti: astensione da parte di Pd e centrodestra, contrari Avs e M5s sul capoverso che riguardava il sostegno militarne, che è stato quindi respinto.

Anche il Pd ha chiesto di votare il suo testo per parti: su quelle condivisibili anche dagli altri partiti è arrivato il voto favorevole pure dal Movimento, che invece ha votato contro la parte che prevedeva il sostegno «mediante tutte le forme di assistenza necessarie».

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