«Crescete e moltiplicatevi». L’augurio di Bruno Vespa risuona dal palco dell’auditorium dei Due pini, è lui – che si leva diversi sassolini dalle scarpe a proposito delle mancate parole «non di dispregio» che dice di non aver mai ricevuto dall’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai – che inaugura la convention fondativa di quello che è già stato rinominato dai detrattori “sindacato dei padroni”: Unirai.

La sala è quasi piena, sul palco sfilano tutti i direttori di genere, tra quelli di testata si è negato solo Mario Orfeo del Tg3. Una scelta peculiare per un sindacato, che decide di lasciare lo spazio a quella che dovrebbe essere la controparte della contrattazione sindacale.

Ma, effettivamente, i promotori Giancarla Rondinelli – Pluralismo e libertà – e Umberto Avallone – Noi giornalisti Rai, associazione più a sinistra di Usigrai, che però ha rinunciato ad aderire in toto – lo sottolineano: non si tratta (ancora) del sindacato, per ora si parla di un’associazione, in futuro si vedrà. Nel dubbio, Maurizio Gasparri augura di «resistere».

Il derby

Non ci sono invece perplessità sull’orientamento della nuova organizzazione: la sala è presidiata fin dall’inizio dalla destra della commissione di Vigilanza, sia Lega sia Fratelli d’Italia. Maurizio Gasparri di Forza Italia arriva solo a metà evento: il derby per intestarsi la paternità dell’iniziativa si gioca tutto tra leghisti e meloniani, anche se, a controbilanciare Fratelli d’Italia, in sala siedono anche il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini e la consigliera di area – la cui presenza era incerta fino all’ultimo – Simona Agnes.

La Lega a sua volta si presenta in grande spolvero, il responsabile editoria Alessandro Morelli guadagna un intervento da palco non previsto dal programma, forse perché si dice «fidelizzato» dal Tg1, ma non sa che Pagliara si chiama Claudio e lo ribattezza Antonio. FdI oltre ai parlamentari schiera i colonnelli in Rai, Angelo Mellone, Paolo Petrecca e Paolo Corsini.

A un certo punto si affaccia – anche lui è stato convinto all’ultimo a passare, si sussurra nel foyer – il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, quello che rischia di diventare il nuovo alter ego di Giorgia Meloni a viale Mazzini, sfilando il terreno sotto ai piedi al direttore generale Giampaolo Rossi. L’ideologo meloniano si nega, manca anche l’ad Roberto Sergio, entrambi invitati, ma da viale Mazzini arrivano rassicurazioni: «Evviva il pluralismo, meglio due sindacati che uno» è il ragionamento. L’impressione è che l’invito al tavolo delle trattative per la nuova associazione non mancherà.

La conduzione della serata è affidata a Francesco Giorgino, che salta dai monologhi del direttore della Radio Francesco Pionati alla denuncia della situazione dei corrispondenti di Claudio Pagliara (autodichiaratosi tessera numero uno di Unirai) in sciarpa viola. La speranza in sala è che la scelta cromatica non sia di cattivo auspicio, ma Gennaro Sangiuliano, che doveva fare un saluto istituzionale ma spedisce soltanto un messaggio di vicinanza, diserta l’evento. Eppure, questa è l’associazione in cui confluisce la sua creatura, Pluralismo e libertà, la componente di destra – a cui Vespa si riferisce come «manipolo di eroi», anche il lessico è in linea con le aspettative – che con questa governance ha trovato il suo posto al sole.

La platea respira riscatto e trasuda botox, mentre sul palco arriva tutta la commissione di Vigilanza. Non mancano siparietti sulle carote di Maurizio Gasparri, mentre hanno scelto di non rinunciare neanche le opposizioni, che si lanciano nella difesa dei fondi a disposizione del servizio pubblico per quanto riguarda il Pd, mentre il Movimento 5 stelle – rappresentato anche dal consigliere d’area Alessandro di Majo – si lancia per bocca di Dario Carotenuto in una riflessione sull’infodemia (intanto, la presidente della commissione, Barbara Floridia, ieri ha discusso a Un giorno da pecora dei suoi gusti in fatto di uomini).

Ma mentre Maria Elena Boschi – vicepresidente della commissione – sottolinea l’importanza dell’affidabilità del servizio pubblico, il leader del suo partito apre lo scontro con Vespa: «Rai 1 ha scelto di regalare alla coppia Meloni-Schlein una incredibile e assurda visibilità in prima serata ai danni degli altri schieramenti. Mai si era violata la par condicio in modo così smaccato. La percentuale di ascolto è stata semplicemente imbarazzante». Effettivamente Rai 1 si è trovata a duellare con La giornata particolare di Aldo Cazzullo su La7. La rappresentanza in commissione Vigilanza di Iv, per il momento, tace.

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