- L’ex premier cambia versione nel week end, dice no agli aiuti militari ma poi ammette che «grazie all’enorme afflusso di armi dall’Europa e dagli Usa è in grado di respingere l’invasore russo».
- Già nel corso del governo Draghi M5s aveva cambiato più volte la sua posizione. Ma solo a parole: perché aveva detto sì alla prima risoluzione per Kiev, che autorizza l’esecutivo a inviare armi fino al 31 dicembre.
- Fdi e Fi a favore, no della Lega: il dossier potrebbe essere la prima grana per il governo delle destre. Conte dice no alle spese militari in esame oggi alla camera, ma il Pd replica: le ha già finanziate nella legge di bilancio del Conte II e del governo Draghi.
Sabato, domenica e lunedì. Una campagna elettorale, peraltro di successo – i Cinque stelle crescono nei sondaggi, probabile effetto di una quota di indecisi che cominciano a decidere – rischia di diventare una commedia di Eduardo De Filippo, benché il tema della pace in Ucraina sia serio e i successi di Kiev contro l’armata russa meritino riflessioni meno urlate. Invece sabato scorso, ospite della festa del Fatto quotidiano a Roma, Giuseppe Conte ha pronunciato un «no» all’invio di nuove arm



