Il testo integrale dell’interrogazione a risposta scritta che il deputato Erasmo Palazzotto ha depositato alla Camera. Il testo diretto al ministro degli Esteri e dell’Interno chiede conto di come vengono spesi i fondi del programma immigrazione Integrated border management e quali sono le autorità libiche che ricevono i soldi inviati dall’Italia
Il deputato di LeU Erasmo Palazzotto ha depositato un’interrogazione parlamentare diretta al ministro dell’Interno e a quello degli Affari Esteri per chiedere maggiori chiarimenti riguardo all’utilizzo di fondi italiani dati alla Libia nell’ambito del programma immigrazione denominato Integrated border management.
Nel testo dell’interrogazione il deputato cita l’inchiesta di Domani di Sara Creta e l’articolo pubblicato da Asgi riguardo a come sono stati impiegati i soldi inviati dall’Italia. Nello specifico si parla di un finanziamento di 46 milioni di euro «per attività attuate dal Ministero dell’Interno italiano e destinate a rafforzare le capacità operative delle autorità libiche nella gestione dei confini terrestri e marittimi finalizzata all’intercettazione di migranti e rifugiati nel Mediterraneo centrale da rinchiudere in condizioni di tortura e schiavitù nei centri di detenzione». A questo si aggiunge un secondo finanziamento impiegato a settembre 2020 di circa sei milioni di euro e in questo caso «le attività implementate comprendono la fornitura di imbarcazioni alla polizia libica, di veicoli Land Cruiser Toyota e Minibus Iveco alle “autorità libiche”, l’appalto per la fornitura di 14 ambulanze per il pronto soccorso da consegnare allo “stato Libico”, servizi di “assistenza tecnica e consulenza specialistica per le esigenze della Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere” appaltati a società di consulenza esterne e le formazioni rivolte alla Polizia libica».
Inoltre, continua l’interrogazione, «a dicembre 2020, a Gaeta, si è tenuto un corso per 24 agenti della forza navale libica, tenuto dalla Guardia di Finanza. Uno degli ufficiali si è poi reso irreperibile ed è rimasto sul territorio nazionale. Tutte attività di finanziamento ad un paese colpevole di gravi violazioni dei diritti umani dei rifugiati e dei migranti, soprattutto per mano della Guardia Costiera libica, anch’essa destinataria di parte dei fondi».
Da qui nasce il dubbio delle pratiche e scelte politiche migratorie italiane ed europee sulla pelle dei migranti e la richiesta di chiarimento ai ministri per capire «quali siano nel dettaglio i provvedimenti di spesa già effettuati in relazione ai fondi del programma IBM, quali sono esattamente le autorità libiche che ricevono tali fondi, se esiste un piano per la spesa dei fondi stanziati rimanenti e se l’MRCC libico, una delle attività incluse nella prima fase di IBM, sia stato realizzato e operi autonomamente, anche al fine di escludere l’eventualità che l'Italia possa di fatto fungere da coordinamento tramite le imbarcazioni italiane di stanza a tripoli.
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