Politica – rinascita

Il paradosso del Pd e la rivoluzione digitale

  • La vittoria di Elly Schlein, che nessuno o pochi avevano visto arrivare, è stata salutato come rivoluzionaria, o almeno dirompente. Ma l’impressione è che, per il momento, questa rivoluzione sia ancora tutta da realizzare.
  • Certo, resta il risultato inatteso di una donna divenuta, per la prima volta, leader del principale partito della sinistra italiana. E resta la rottura con una parte dell’apparato partitico che ha mostrato tutta la sua distanza rispetto alla volontà dei propri simpatizzanti e, più in generale, dei propri elettori.  Riuscirà Schlein a trasformare quella promessa di rivoluzione interna al Pd in decisioni e politiche concrete?

  • Schlein, insomma, è stata eletta per cambiare il partito, ma il popolo delle primarie urbano, istruito, impegnato, rappresenta lo status quo che gli elettori le hanno chiesto di rovesciare. Per condurre le battaglie di cui si è fatta portavoce servirà un esercito di attivisti online (e non solo).

Quando Piero Calamandrei, appena conclusi i lavori dell’Assemblea Costituente, si trovò a dare una descrizione sintetica – e forse eccessivamente realistica – della Costituzione, parlò di una «rivoluzione promessa», tutta sulla carta, in cambio di una «rivoluzione mancata» che le forze di sinistra hanno dovuto accettare. Mi è tornato in mente questo episodio ripensando alla vittoria – che nessuno o pochi avevano visto arrivare – di Elly Schlein alla segreteria del Pd. Una vittoria che in molt

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