L’affondo di Schlein sulla Campania. Resta il nodo Puglia

Campania sì, Puglia forse. Gli sforzi diplomatici di uomini e donne della segreteria di Elly Schlein sembrano aver sistemato le cose, almeno per il momento, almeno in Campania, in vista delle regionali d’autunno. Nel pomeriggio di ieri si è andata concretizzando la prospettiva della candidatura di Roberto Fico. Per annunciarla ufficialmente pare si aspetti solo la presenza del leader del M5s, Giuseppe Conte, a Napoli per dare la benedizione al suo uomo (pure in passato fedelissimo di Beppe Grillo). Il via libera alla scelta dell’ex presidente della Camera è arrivato alla fine di un percorso più che accidentato. Ed è servita una telefonata, ieri mattina, da parte della segretaria Pd ai suoi due fedelissimi sul territorio, Sandro Ruotolo e Marco Sarracino. La conversazione ha scongiurato una controcandidatura di Ruotolo al congresso regionale lampo da tenere prima delle elezioni per incoronare ufficialmente Piero De Luca, figlio di Vincenzo, segretario dem in Campania. È il prezzo da pagare al presidente uscente della regione, affinché dia la sua benedizione a Fico. Anche se nel Pd qualcuno si rifugia ancora nella scaramanzia: «Finché non lo vedo intestarsi il candidato, non ci credo». Inchieste e amichettismo: nella Campania verso il voto la destra punta sugli eterni cacicchi Sarracino, invece, dovrebbe veleggiare verso la segreteria provinciale di Napoli, una promessa da suggellare con un altro congresso da tenersi subito dopo le elezioni campane. Una soluzione che sistema le cose in una regione cruciale per il Pd. Anche se Pina Picierno, vicepresidente del parlamento europeo, non ci sta: «Dopo anni di commissariamento, è dignitoso che il congresso regionale della Campania diventi solo moneta di scambio per accordi decisi altrove? È rispettoso della comunità democratica, degli iscritti, dei circoli, degli elettori quello che sta accadendo? Apprendiamo da notizie stampa di riunioni tra pochi, ridotti ormai a una gestione privata, oligarchica del Partito democratico che mi lascia basita». Il versante pugliese Insomma, come speravano al Nazareno, per le regionali inizia a profilarsi una chiusura unitaria ovunque. Certo, manca un tassello tutt’altro che irrilevante. La Puglia. Dove anche la riunione della segreteria regionale di ieri non ha risolto lo stallo che dura ormai da giorni tra Michele Emiliano e Antonio Decaro. In una regione dove la comunità dem è divisa in uno scontro catastrofico, quanto non necessario e per altro pubblico, tra i due pesi massimi della politica regionale, chi è vicino al presidente uscente si è fatto sospettoso nei confronti dell’ex allievo ormai pronto a uccidere, metaforicamente, il padre. Quasi che il veto di Decaro sulla candidatura di Emiliano rappresenti una exit strategy per evitare di rimanere in un incarico “minore” per chi ha ambizioni che vanno oltre il palazzo della regione. Chi invece lavora gomito a gomito con l’eurodeputato ed ex sindaco barese, capovolge l’approccio: «Decaro non deve dimostrare niente. Corre se ha il sostegno che si merita, può fare il botto a livello di voti, pescando anche nel centrodestra». La speranza a Roma è ancora che la situazione si ricomponga e si trovi una soluzione che accontenti entrambe le cordate. Gli scenari possibili a questo punto sono tre, racconta chi ha avuto modo di confrontarsi con i due litiganti nelle ultime ore. «O Emiliano li manda tutti al diavolo e a quel punto Decaro si candida, forse anche malvolentieri, oppure il presidente tiene il punto. A quel punto va trovato un altro nome», raccontano. Che potrebbe anche essere quello del capogruppo al Senato Francesco Boccia, che per altro in questi giorni è impegnato nell’organizzazione della Festa dell’Unità nella sua città d’origine, Bisceglie. «Magari scende in campo», scherza qualcuno maliziosamente (ma c’è anche chi fa il nome dell’ex ministro, leccese, Massimo Bray). Impasse Regionali, Meloni e Schlein unite dagli stessi problemi In uno scenario ancora peggiore Emiliano potrebbe correre con una lista propria, arrivando addirittura a sfilare consenso al suo ex protetto. Ma si spera ancora in una soluzione in extremis, perché «se con Decaro la regione è blindata, in qualunque altro quadro la Puglia rischierebbe di tornare addirittura contendibile». E a quel punto, è il ragionamento, il centrodestra potrebbe anche schierare qualcuno di più forte di Mauro D’Attis, che al momento non viene considerato un avversario temibile in casa Pd. Uno su tutti, il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. L’attesa è per un incontro chiarificatore a breve tra Emiliano e Decaro, mentre la segreteria di ieri era necessaria per lanciare un segnale di distensione ad Avs. «Ma Schlein, che ha tutto l’interesse a vincere in Puglia e vedere nella poltrona di presidente Decaro, ha già parlato con Emiliano», dicono i ben informati. Resta il fatto che, nonostante il miglioramento delle prospettive per l’immediato futuro, qualche malumore qua e là resta. «Puglia e Calabria hanno lasciato spazio di crescere alle ambizioni di Avs, che adesso fa pesare i voti raccolti alle europee e rivendica di avere a disposizione altri potenziali candidati» commenta qualcuno a microfono spento. In Toscana, invece, il problema è opposto, e la scelta di Eugenio Giani di assecondare alcune delle richieste “radicali” dei Cinque stelle ha allentato il legame del candidato con ambienti centristi accettando misure come il reddito di cittadinanza regionale e provocando la rottura con Azione. Tomasi da Pistoia: il sindaco nero candidato dalla destra nel feudo rosso della Toscana «E infatti a destra hanno scelto un candidato (Alessandro Tomasi ndr) che può essere apprezzato anche dall’elettorato moderato». Qualche dubbio resta poi sulle modalità delle trattative: tirare le partite così in lungo non giova alla causa e dà una brutta immagine. Peraltro togliendo spazio a temi di respiro nazionale.