Riunione online dei parlamentari del Pd per cominciare a mettere a punto le strategie politiche e di comunicazione per la battaglia per il termovalorizzatore romano voluto dal sindaco Roberto Gualtieri. È iniziata alle 11 e 30, alla presenza del sindaco. Presenti in molti, ma soprattutto tutti i i deputati e senatori romani. Nei prossimi giorni il Pd organizzerà un seminario interno di approfondimento del tema, e un dossier per quelli che in aula e nelle tv dovranno sostenere la causa del decreto energia che attribuisce al sindaco di Roma i poteri speciali di commissario straordinario di governo al Giubileo 2025. 

Secondo le parole del governo, per «prevenire criticità nella gestione dei rifiuti, il sindaco» già nominato commissario, «predispone e adotta il piano di gestione dei rifiuti della città, regolamenta le attività di gestione dei rifiuti, elabora e approva il piano per la bonifica delle aree inquinate, approva i progetti di nuovi impianti».

Su quest’ultimo passaggio, e cioè la facoltà di costruire un inceneritore, da due settimane i Cinque stelle sono impegnati in una guerriglia interna. Fra oggi e domani Giuseppe Conte ha convocato una riunione dei parlamentari dove si discuterà di armi all’Ucraina, ma anche della questione romana.

Da una parte l’ala radicale che fa capo all’ex sindaca Virginia Raggi, che raccoglie firme contro l’opera e chiede di presentare un emendamento soppressivo, lo stralcio o, nel caso, di votare no (e quindi di fatto uscire dalla maggioranza). Dall’altra parte c’è l’ala grillina dialogante, guidata dal ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli, che punta a emendare il testo e trascinare il gruppo all’astensione, che avrebbe meno effetti devastanti sul governo e, non ultima, sull’alleanza giallorossa.

Le tempistiche

I tempi dell’esame però non sono immediati. Si parte da Montecitorio, dove i numeri della maggioranza sono più solidi. Il testo è stato depositato alla commissione bilancio, dove presto inizierà la discussione e la presentazione degli emendamenti. Se tutto va bene, arriverà in aula la seconda metà di giugno, se non i primi di luglio. E cioè dopo le amministrative, cosa che eviterà di catapultare nei territori le tensioni centrali fra Pd e Cinque stelle, con un sicuro effetto negativo nel risultato delle città interessate al voto. 

Nel movimento intanto circola una proposta di “accordo” con Gualtieri. Su tre punti: diminuire la capacità dell’inceneritore – il progetto al momento è da 600 tonnellate – , insistere sulla tecnologia green e aumentare la differenziata. Dal Campidoglio viene fatto notare che nessuno per parte Pd sta “trattando”: la discussione è, secondo i dem, tutta interna ai Cinque stelle, anche perché l’aumento della differenziata dall’attuale 42 per cento al 65 è già previsto. All’inceneritore sarebbe destinato il residuo 35 per cento. All’inceneritore non c’è un piano B: l’unica alternativa è la discarica, quindi, viene sottolineato «chi dice no al termovalorizzatore chiede le discariche». 

Ma appunto tutta questa partita non riguarda il testo sui poteri del Commissario di governo, che pure potrebbe essere emendato rispetto a quello uscito da palazzo Chigi lo scorso 2 maggio, su cui i ministri M5S si sono astenuti.

Conte ha chiesto al governo di escludere in ogni caso un voto di fiducia. Che però invece è difficile da escludere, su un provvedimento che “pesa” 14 miliardi e prevede una lunga serie di provvedimenti. Riaprirne l’esame in aula significherebbe di fatto aprire il vaso di pandora delle richieste delle forze politiche. «Roma, per risolvere il problema dei rifiuti, non può aspettare il congresso dei Cinque stelle», ha detto a Repubblica Claudio Mancini, deputato molto vicino a Gualtieri e grande sostenitore dell’opera, «In parlamento una maggioranza favorevole al termovalorizzatore c’è, comunque».

Composta da Pd, Lega e Forza Italia. Ieri il vicepresidente della camera Fabio Rampelli ha pronunciato un no a nome di Fratelli d’Italia, denunciando una scelta, quella del sindaco, fondata «su profitti privati derivati da sprechi, facendo pagare la gestione della raccolta e del trattamento ai cittadini». E «abbandonare il progetto» è quello che chiedono anche la Cgil e Legambiente. 

Intanto i radicali  italiani chiedono che si faccia un referendum cittadino, che comunque avrebbe un valore solo consultivo. E da Pomezia, a due passi dalla frazione Santa Palomba dove dovrebbe essere costruito l’inceneritore, arriva il no quasi all’unanimità pronunciato dal consiglio comunale, 19 voti su 20. Hanno votato contro anche i consiglieri della Lega, che a Roma, e soprattutto in parlamento, si dichiarano favorevoli.  

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