Il 23 ottobre authority per la privacy annuncia una sanzione di 150mila euro alla Rai per Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci.

La Rai e il mondo dell’informazione in brevissimo tempo hanno reagito con inchieste lampo che mettono in luce una serie di conflitti di interesse gli sprechi che affliggono il mondo delle authority. Trai quotidiani che più si impegnano sul tema c’è Domani, da ricordare l’articolo di Lisa Di Giuseppe del 12 novembre e oggi quello di Stefano Iannaccone sulla vicenda delle nomine in Arera.

Iannaccone infatti ci racconta che la presidente del consiglio Giorgia Meloni starebbe bloccando la nomina di Laura Ravetto della Lega all’autorità per l’energia. Meloni già da giorni a chi domandava il suo parere sulla vicenda ricordava che quelle dei membri del collegio del Garante per la Privacy sono nomine del precedente governo, e che se fosse per lei si potrebbero azzerare, ma al momento appare di difficile realizzazione. Ora, anche se Matteo Salvini sospetta già un’operazione ad personam contro la sua deputata, Meloni ha l’occasione di mettere a segno un successo in termini di comunicazione.

Un vero colpo di genio, cavalcare lo scandalo delle nomine passate per bloccare quelle future, con vantaggi innegabili in termini di credibilità per la sua forza politica e soprattutto grandissimo risalto con l’opinione pubblica per avere bloccato il sistema del passato e avanzare l’idea di un nuovo metodo.

Come sta il sistema

Ma veramente il sistema delle nomine è tutto da buttare? O come denunciato da Michele Santoro allo Stato delle cose di Massimo Giletti, qualunque sistema non funzionerebbe perché la politica influenzerebbe o meglio imporrebbe comunque la sua scelta?

E siamo sicuri che la colpa sia solo della politica e che il mondo dell’informazione non abbia nessuna responsabilità?

Se oggi si parla del fallimento delle authority, lo si deve al mondo dell’informazione, quello stesso mondo che sino a ieri ha lasciato che curriculum come quello di Santoro e di Freccero venissero bocciati dalla politica senza alcuna spiegazione o dibattito pubblico o parlamentare. Solo per imporre nomi considerati vicini al partito di turno.

Politica e informazione

Ieri come oggi, se ognuno di noi svolgesse bene il proprio ruolo, avremmo delle authority efficienti e una politica meno disprezzata. Non servono nuove leggi, serve che ognuno rispetti il proprio ruolo.

La politica faccia le nomine come prevede la legge e i giornalisti facciano il watchdog sulla scelta per capire se si tratti di una scelta politica onesta o disonesta, che rispetti il curriculum richiesto, che non vi conflitto d’interessi passato e futuro. Non buttiamo la palla in tribuna con l’ennesima nuova legge, invece il mondo dell’informazione obblighi la politica a lavorare onestamente e chi sbagli va denunciato pubblicamente. Nella situazione di oggi non è più un opzione che si può lasciare solo da alcuni giornali è un dovere nei confronti di tutto il paese.

*ex deputato

© Riproduzione riservata