L’effetto valanga l’ha avuto il meteo, non il voto alle elezioni amministrative. Che hanno registrato un mezzo successo tanto a destra che a sinistra. Se si considera che la destra è una coalizione di tre partiti e la sinistra è rappresentata da un partito (i Cinque stelle sono al lumicino in quasi tutte le città) i risultati non sono confortanti per gli uni e deprimenti per gli altri. L’effetto Meloni è stato rallentato; l’effetto Schlein non si è espresso appieno.

Per capire il destino prossimo futuro occorrerà attendere le elezioni per il parlamento europeo, il prossimo anno. A quel punto si vedrà se l’occupazione massiccia dello stato e della Rai e scelte politiche che favoriscono gli interessi corporativi consentirà al governo Meloni di far dimenticare la propria incompetenza, e se la retorica etno-nazionalista sarà riuscita a cementare un’identità ideologica.

Per quanto riguarda il Pd, i tre mesi di leadership di Elly Schlein non sono stati sufficienti a fermare l’astensionismo, il fatto che più penalizza la sinistra. Indubbiamente, chi sta all’opposizione sconta il fatto di non poter che giocare di rimessa, e reagire alle politiche delle forze di maggioranza. Ma se il nuovo Pd ha fatto argine all’effetto Meloni, altro c’è da fare per raccogliere consensi.

Concentrarsi sulla figura della leader, pur importante e positiva, non è sufficiente. Servirebbe ridare forza al partito come collettivo. Nel breve periodo, servirebbe anche mobilitare i cittadini non solo come elettori. E il ballottaggio che si terrà tra dieci giorni potrebbe essere un’occasione. La campagna elettorale non si fa solo nelle piazze centrali delle città e non è solo dei candidati e di Schlein.

Nei giorni che ci separano dal secondo turno, sarebbe importante che simpatizzanti e militanti si mettessero in marcia, per andare dagli elettori, nei quartieri dove più alta è l’astensione. Tornare al fare politica faccia-a-faccia, a parlare con le persone che non vanno a votare perché molto probabilmente pensano che il voto (il loro voto) non abbia potere. Eppure, pochi voti sono bastati a fermare candidati di destra dati per vincenti al primo turno. I voti e i non voti contano eccome! Il voto ha ed è potere.

Se battere la destra è un obiettivo minimo che può unire trasversalmente diversi strati della popolazione e diverse simpatie politiche, non è velleitario pensare che andare a votare faccia tutta la differenza. La destra è minoritaria in questo paese, ha scritto Piero Ignazi su questo giornale. Si tratta allora di mettere in moto gli elettori che da anni ormai hanno deciso di disertare la loro funzione sovrana.

La campagna elettorale deve impegnare i cittadini, non essere soltanto la leader e i candidati. In fondo, l’artigianato della politica è tra gli aspetti più importanti e anche più belli della democrazia.

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