Per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, quella di martedì è stata una giornata lunga ma soprattutto solitaria. Prima alla Camera e poi al Senato, ha reso la sua informativa sul naufragio di Cutro, il cui bilancio è salito a 72 vittime accertate. Accanto a lui, però, il governo ha preferito non sederci nei suoi esponenti più rappresentativi.

Gli unici a presentarsi sui banchi destinati all’esecutivo sono stati il ministro leghista per l’Autonomia, Roberto Calderoli, l’azzurro alla Pubblica amministrazione, Roberto Zangrillo e brevemente il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con l’avvicendarsi alla Camera del ministro per i Rapporti col parlamento, Luca Ciriani e al Senato della ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati.

Grande assente, il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Lo sponsor politico di Piantedosi, infatti, ha preferito presiedere a Roma il tavolo tecnico per il ponte sullo Stretto.

Eppure il suo nome è tornato spesso negli interventi dell’opposizione. Il Movimento 5 Stelle lo ha accusato di «scappare dal Parlamento come un coniglio». Il Pd alla Camera, con Peppe Provenzano, ha sottolineato la mancata risposta di Piantedosi sulla «catena di comando» e alla domanda su chi abbia deciso «che dovesse essere un'operazione di polizia e non di soccorso guidata dalla guardia costiera che avrebbe avuto i mezzi per salvare vite».

Proprio su questo il ministro dell’Interno ha mantenuto rigidamente la sua linea di totale copertura politica al collega. Molti orari di comunicazioni snocciolati nel dettaglio, nessun chiarimento sulla catena di comando. Solo una considerazione generale sul fatto che: «Le attività di law enforcement, che fanno capo al Ministero dell’Interno, e quelle di soccorso in mare, che competono al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, esigono la cooperazione e la sinergia tutte le volte che i contesti operativi concreti lo richiedono», ha detto. La strategia, infatti, è quella di tirare dritto attribuendo la responsabilità concreta a Frontex, «da cui non sono arrivate segnalazioni di pericolo. Mentre la prima richiesta di soccorso della nave è arrivata alle 4 del mattino», e più generale agli scafisti che hanno compiuto una «virata azzardata che ha determinato il naufragio».

Granitico Piantedosi nel non citare nemmeno Salvini, continuando a fargli da parafulmine, altrettanto granitica anche la Lega nel confermargli assoluta «stima e fiducia». Più tiepidi gli interventi di Fratelli d’Italia e soprattutto Forza Italia, che però considerano chiusa la questione.

La maggioranza

Applaudito alla fine con i parlamentari in piedi, la maggioranza si è comunque compattata su Piantedosi, in vista dei consiglio dei ministri di domani a Cutro.

Se lo scranno del Viminale ha smesso di traballare, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha implicitamente avocato la questione migratoria, sfilandola dalle mani della Lega e del duo Salvini-Piantedosi.

Ha frenato la loro spinta a voler portare in cdm la stretta sull’immigrazione sul modello dei decreti Sicurezza e intrapreso un dialogo diretto con la presidente della Commissione Ue, Ursula von del Leyen, su una linea dialogante, lontana anche nei toni dagli eccessi leghisti e apprezzata a Bruxelles.

Nella sua lettera ha scritto che «non si tratta di trovare strumenti per annullare la migrazione» di chi «viene in Europa con la legittima aspirazione a una vita migliore», ma di «stroncare la tratta illegale degli esseri umani», gestendo il fenomeno «nel rispetto delle regole e della sicurezza». Von der Leyen ha risposto confermando che «servono soluzioni europee» ma «incoraggia l’impegno dell’Italia a lavorare insieme». 

La lettera è stata accolta con «profonda soddisfazione», che suona come un commissariamento di fatto del Viminale. Il segnale è stato subito bilanciato da un’ulteriore nota di plauso della ricostruzione di Piantedosi in aula.

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