Simone Pillon, leghista convinto e fermo contestatore delle inesistenti teorie gender, non ottiene il seggio in parlamento. Pillon era candidato in Umbria nella lista del plurinominale di centrodestra in seconda posizione, dietro a Valeria Alessandrini. La regione, che fino alle scorse elezioni regionali del 2019 era considerata una roccaforte del centrosinistra, è guidata ora dalla leghista Donatella Tesei. Dalle elezioni politiche il partito di Matteo Salvini ne esce con un risultato deludente: ha ottenuto solo il 7,9 per cento dei consensi contro il 30,2 per cento di Fratelli d’Italia. Alle elezioni del 2018 aveva raccolto il 20,15 per cento dei voti. 

L’annuncio di Pillon

Ad annunciare la perdita del seggio è stato proprio Simone Pillon dalle sue pagine social, specificando che questo «non significa affatto che io mi arrenda o che torni a vita privata» e che ci sarà «tempo e modo per trasformare tutto il mio lavoro in decisioni politiche e atti amministrativi al servizio della vita, della famiglia, dei valori che condividiamo e che gli italiani hanno voluto premiare». 

Pillon dichiara anche che si mette a disposizione del centrodestra «per continuare l'impegno nel difendere la natalità e la vita umana dal concepimento alla morte naturale, nel promuovere da ogni punto di vista la famiglia e la bigenitorialità, con l'insostituibile ruolo della mamma e del papà, nel sostenere la libertà educativa e nel combattere la protervia del Gender, l'orrore delle droghe e tutte le altre minacce che incombono sui più fragili e particolarmente sui bambini».  Chiude dicendo che non lascerà il suo compito e «la missione che il buon Dio mi ha affidato, per lasciare ai nostri figli un pezzetto di buona terra da coltivare e un pezzetto di Cielo da contemplare». 

Chi è Pillon 

«Marito, padre di 3 figli, avvocato cassazionista, già Presidente Forum Famiglie Umbria e cofondatore del Family Day», così Simone Pillon si descrive nella bio del suo profilo Twitter. Da anni capobandiera delle battaglie contro quella che lui definisce “teoria gender”, l’ex senatore è tra i più strenui oppositori dell’affermazione dei diritti civili per le persone Lgbt e le donne.

In un’intervista ad Alberto Mattioli del quotidiano La stampa, Pillon aveva dichiarato che «con somme ingentissime» bisogna «convincere ogni donna a tenere il suo bambino» e, incalzato dalla domanda del giornalista su cosa avrebbe voluto fare se la donna comunque avesse scelto di abortire, rispose: «Glielo impediamo».

Oscurantiste anche le sue posizioni su omogenitorialità e transizione di genere, è tra gli organizzatori del Family day di Verona del 2019, il convegno internazionale che, con ospiti come il patriarca russo Kirill, difendeva la “famiglia naturale”. Nel momento dell’affossamento del ddl Zan era stato tra quelli che avevano esultato e tra i suoi cavalli di battaglia c’è il tema del “matrimonio indissolubile”. L’ex senatore è coinvolto in un processo che lo vede accusato di istigazione alla discriminazione.

Le reazioni sui social

Tra i top trend di Twitter all’indomani del voto c’è anche la sua mancata elezione. Molti utenti ritengono che questa sia «un’oasi in mezzo al deserto, un fiore che germoglia in una vasta coperta di neve, un raggio di sole in un cielo coperto da nuvole, una goccia di pioggia in un terreno arido, una stella in un cielo vuoto». Qualcuno, però, rabbrividisce «al pensiero che possa diventare ministro della famiglia».

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