Il re è morto, viva il re. Il motto torna attuale nei corridoi della Rai per Pippo Baudo, il sovrano della tv. Ascolti alla mano, sta rilanciando l’azienda anche in queste ore: gli speciali dedicati a lui tengono a galla Rai1 in un agosto da share piccolo piccolo, dove perfino il notiziario delle 20 è messo in difficoltà dalla tenaglia Papi-Scotti schierata da Canale 5. Ma i giochi nazional-popolari non reggono di fronte al re del nazional-popolare.

Sabato sera il Tg1 ha messo in campo un’edizione straordinaria che ha tenuto sul canale il 18,2 per cento degli spettatori, domenica la monografica di Estate in diretta è volata al 17,8 per cento, Techetecheté ha toccato quota 21,1 per cento, picchi che, da quando è in onda la Ruota della fortuna nel post tg del Biscione, non capitano più spesso.

A seguir, Papaveri e papere ha convinto il 13,4 per cento dei telespettatori. In contemporanea però su Canale 5 c’era la Coppa Italia con il Milan, uno share del 18,4 per cento. Insomma, la domanda di democristianità televisiva è ancora altissima.

Per averne conferma, basta dare un’occhiata alla strategia comunicativa dell’azienda: «Con Pippo Baudo se ne va un pezzo di “cuore” della Tv, se ne va una parte fondamentale della Rai. Eppure, lui e la sua figura resteranno impressi nel patrimonio culturale dell’Italia». Dopo la dichiarazione istituzional-nazionale imperniata su una congiunzione avversativa inspiegabile, l’ad meloniano Giampaolo Rossi ci ha messo però un po’ a tornare per portare i suoi omaggi al feretro di Baudo.

A fare gli onori di casa al Teatro delle Vittorie dov’era allestita la camera ardente c’era invece uno che alla forma è fin troppo attento e non per caso ama definirsi democristiano, Roberto Sergio. Ormai ufficialmente difensore della tv che fu, il direttore generale al quadrato – a Roma e a San Marino – ultimamente ha fatto parlare di sé per aver riportato nell’universo Rai Miss Italia, e ieri mattina è stato tra i primi ad abbracciare la figlia di Baudo, Tiziana, e Katia Ricciarelli. Affianco a lui, imperturbabile nel caldo della Roma agostana, Simona Agnes, altra erede spirituale della Rai irpino-democristiana che fu, ancora alla ricerca del riconoscimento del titolo presidenziale cui ambisce.

Ma in assenza della governance meloniana, la coppia di teflon che ha accolto e vegliato tutta la mattina continua a tessere l’arazzo che racconta la storia della tradizione e guarda già all’erede di Sua Pippità. E Sergio ha individuato all’uopo Stefano De Martino, che mette nella stessa categoria degli altri presidi di democristianità televisiva che hanno portato i loro omaggi al re: «Credo che ci siano tantissimi personaggi straordinari, abbiamo appena visto Mara che è venuta a dare il saluto, arriveranno dopo Carlo Conti, Rosario Fiorello, c’è Renzo Arbore» ha detto Sergio ai cronisti. «Pippo è con noi e tutti si ispireranno a lui. Compreso credo anche il giovane De Martino, che è uno straordinario performer».

Ed effettivamente, il nazionalpopolarometro di De Martino esplode: gli ascolti record della scorsa stagione hanno fatto consumare le mani dei dirigenti Rai per le pacche sulle spalle che hanno dato al conduttore (e si sono dati a vicenda per averlo scelto). Tanta era la passione per lo showman presunto neodc (ma che di politica non parla) che alla tv pubblica ci si è scordati come organizzare il vuoto estivo in access prime time e se ne invocava il ritorno anticipato. Ma i pronipoti dei balenotti possono dormire sonni tranquilli: la democristianità tornerà a settembre, in maniche di camicia e ballando Sesso e samba.

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