Inasprimento delle pene a cascata, contrasto alle forme di protesta più sgradite, e maggiore facilità per il possesso di pistole, seppure solo per gli agenti delle forze dell’ordine. «Potranno avere delle armi non di ordinanza», ha confermato in conferenza stampa il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

Le misure, contenute dal corposo disegno di legge approvato a Palazzo Chigi nella giornata di ieri, sono la sintesi della filosofia securitaria del governo. Si scrive pacchetto sicurezza, si legge scivolamento verso lo stato di polizia. Poco male, però. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, può gongolare e dirsi «orgogliosa», facendo partire la batteria dello storytelling degli interventi a favore dei cittadini e contro la criminalità. Attingendo dal solito armamentario di pene più severe.

Securitari e divisi

Il disegno di legge nasconde un altro intento, nemmeno troppo implicito: non parlare, ancora una volta, della debole manovra economica, provando allo stesso tempo a mettere insieme le forze della maggioranza. In teoria non ci dovrebbero essere distinguo in materia di sicurezza tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Solo che il tentativo di una propaganda a reti unificate è naufragato un minuto dopo il via libera al provvedimento.

La Lega ha messo subito il cappello al pacchetto sicurezza: «In cdm è stata approvata una norma per punire chi truffa gli anziani, disegno di legge a nostra prima firma già approvato in prima lettura di recente in Senato, e per il maggior contrasto alle occupazioni abusive, tema già in discussione alla Camera. Il governo apprezza particolarmente le nostre proposte», ha rivendicato il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo.

Un messaggio di Matteo Salvini all’alleata Meloni: i leghisti non ci stanno a regalare alla premier i loro argomenti. Una competizione tutta muscolare che ha portato al provvedimento di matrice securitaria. «Il ministro Nordio evidentemente si è definitivamente convertito al panpenalismo, più armi, più repressione, più esibizione di muscolare potere», ha attaccato la capogruppo alla Camera dell’Alleanza verdi-sinistra, Luana Zanella. «Per una donna al comando niente male», ha aggiunto rivolgendosi direttamente alla premier.

Il testo è un concentrato di populismo legislativo, a cominciare dalla possibilità di arrestate le donne in gravidanza o con bambini piccoli. Un intervento che sembra costruito a misura sulle donne rom e sinti, che nella narrazione della destra si macchiano di reati nella certezza dell’impunità. I giudici ora potranno valutare caso per caso. «Più pene perfino per i bambini colpevoli solo di essere figli di donne condannate», denuncia il senatore del Pd, Alfredo Bazoli, secondo cui il provvedimento dimostra una «concezione autoritaria del diritto in palese spregio di qualunque idea liberale e garantista».

Sfratti e armi

A pagare il conto della securitarismo made in Meloni potrebbero essere pure le persone più in difficoltà, sotto sfratto, che rischiano di finire in carcere con l’accusa di occupazione abusiva. La norma infatti fa riferimento ai senza titolo a stare in un’abitazione, condizione che riguarda chi è stato sfrattato. Il cortocircuito è clamoroso: da un lato il governo non sostiene le famiglie in difficoltà a pagare l’affitto, dopo lo stop al fondo contro la morosità incolpevole, e dall’altro è pronto a inasprire le sanzioni penali. La povertà diventa una colpa nella visione governativa. «Abbiamo già fatto intervenire l’Onu sulla questione, che aveva già spiegato al governo che il testo del ddl Bisa (in parte assorbito dal provvedimento del governo, ndr) violava i diritti umani», dice la presidente dell’Unione inquilini, Silvia Paoluzzi.

Nel mirino della svolta securitaria finisce un altro nemico della destra: i manifestanti. Sono previsti aumenti delle pene per le proteste con blocchi stradali, molto praticate dagli ambientalisti negli ultimi mesi. Nel disegno di legge, infatti, viene introdotto questo reato «nel momento in cui risulti particolarmente offensiva ed allarmante, sia per la presenza di più persone sia per il fatto che sia stata promossa e organizzata preventivamente», spiegano da Palazzo Chigi.

Il ministro Piantedosi ha poi spiegato che è stata introdotta una reclusione, fino a 6 anni, per chi provoca o partecipa a rivolte nelle carceri. «La norma vale anche le strutture di trattenimento per i migranti», ha sottolineato il ministro dell’Interno. Una delle misure più impattanti è poi la possibilità per gli agenti di polizia di avere un’arma non di ordinanza, senza dover ricorrere alla licenza. «Una misura inutile e pericolosa», la definisce Giorgio Beretta, analista dell’Opal di Brescia. L’impatto non sarà quello di un incremento della sicurezza e d’altra parte sarà una spinta alla circolazione delle pistole. Le norme del pacchetto sicurezza, comunque, non entreranno immediatamente in vigore. Non si tratta di un decreto, a differenza di altri casi, e bisognerà quindi attendere l’incardinamento e l’esame parlamentare. Ma la direzione securitaria è a prova di smentita.

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