Due palchi rotanti per i gruppi e gli artisti, con un meccanismo che li fa intersecare; e poi una passerella, che le maestranze che l’hanno costruita chiamano familiarmente «la lingua», da dove alcuni giornalisti e attori terranno i loro discorsi. Ma si sa, tanto al concertone del 1° maggio, qualcosa alla fine succede sempre. Ieri a Roma, a piazza San Giovanni, sono iniziate le prove. Si torna in presenza, dopo due anni di pandemia e un’edizione, quella del 2021, di polemiche furibonde e incrociate: della Lega e delle destre contro un intervento del rapper Fedez a favore legge Zan contro l’omofobia; e dello stesso Fedez contro la Rai, accusata di censura attraverso la diffusione di una telefonata fra società produttrice e viale Mazzini, ma con l’audio tagliato e ricucito.

Il passato alle spalle

Quest’anno si replica, ma con alcune differenze non di dettaglio. Fedez non c’è, è in via di guarigione dopo un’operazione. La legge Zan sarà riproposta in commissione al Senato martedì 3 maggio, due giorni dopo il concerto. Ma non ha quasi nessuna possibilità di essere approvata: dunque fin qui hanno vinto quelli contro cui Fedez si scagliava.

Quest’anno la società produttrice del concerto è la stessa dell’anno scorso, iCompany, e lo stesso è l’organizzatore e il direttore artistico, Massimo Bonelli. Ma sono gli stessi anche i vertici di RaiTre – la Rai fa le riprese e acquista i diritti – che si occupano di tutto il pacchetto 1° maggio, e in particolare è la stessa la vicedirettrice di rete Ilaria Capitani, che l’anno scorso si trovò a fronteggiare il diluvio mediatico. Bonelli, nel backstage di piazza San Giovanni, sorvola sul passato. «Il concertone torna in presenza e anche all’avanguardia», spiega, «lasceremo lo spazio alle novità e agli artisti giovani. Quest’anno torniamo in piazza da una parte con la gioia di riprenderci uno spazio e goderci in concerto, ma dall’altra c’è l’angoscia per la guerra così vicina. Sono emozioni contrastanti, abbiamo chiesto agli artisti di raccontarle». A lavoro per la pace” è la nostra bussola, senza dimenticare la sicurezza sul lavoro, le cose che saranno raccontate da un palco nazionalpopolare come questo».

Per il quinto anno sarà Ambra Angiolini a presentare gli artisti. A scorrerne l’elenco, fra Mangoni, Consoli, la Rappresentante di Lista, Rancore, Coma e Cose, Vibrazioni, a occhio l’unico brivido della diretta potrebbe darlo la mitica Ornella Vanoni, gran signora della musica italiana che negli ultimi tempi ha la battuta facile e agra. L’unico ospite straniero in questa edizione sarà l’ucraina Kateryna Pavlenko con la sua band Go_A, che nel 2021 ha rappresentato il suo paese all’Eurovision Song Contest.

Ma stavolta a parlare saranno soprattutto autori, il divulgatore scientifico Barbascura X, la giornalista Francesca Barra e l’attore Claudio Santamaria, lo scrittore Stefano Massini e il comico Valerio Lundini, l’attore e regista Marco Paolini, e dalla scuderia Rai i giornalisti Giovanna Botteri e Riccardo Iacona. Autori solidi, secondo il giudizio di viale Mazzini. Naturalmente non è difficile prevedere che il discorso non finisca sulle armi all’Ucraina, tema che ha già diviso la politica, ma anche i sindacati.

Messaggi di pace

Infatti domani i leader di Cgil Cisl e Uil si ritroveranno insieme ad Assisi, sullo stesso palco del 1° Maggio, per la prima volta dopo mesi. Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri hanno scelto la città di San Francesco e della Marcia per la pace per i comizi unitari, e nel luogo c’è il messaggio contro la guerra in Ucraina. Poi c’è un altro messaggio di pace, stavolta per fortuna è solo una metafora, e riguarda direttamente loro tre che proprio sulla guerra hanno “strappato”. Il 5 marzo scorso, alla prima manifestazione dei pacifisti, quella di Roma, la Cisl si è ritirata accusando i compagni cigiellini di «neutralismo», di equidistanza fra aggrediti e aggressori, e contestando il no all’invio di armi in Ucraina.

La polemica è stata durissima, ed è dilagata, la Cgil si è schierata rocciosamente a fianco dell’Anpi. Ma va detto che la polemica della Cisl arrivava dopo una serie di rotture dell’unità sindacale, culminate dal no allo sciopero generale dello scorso 16 dicembre 2021, che invece Cgil e Uil hanno mantenuto.

Domani si vedrà se il tentativo di ricucire funziona. In queste tornano a fare notizia le morti sul lavoro. Sergio Mattarella ieri è andato a celebrare il 1° Maggio a Udine, nella scuola di Lorenzo Parrelli, il diciottenne morto a gennaio l’ultimo giorno di uno stage. Il presidente ha parlato di «morti assurde» e di «sicurezza sul lavoro» come «dovere inderogabile».

Al di là dell’altalenante interesse mediatico, la media di tre morti al giorno tiene da tempo. Ieri l’ennesimo infortunio mortale è avvenuto a Gorgonzola (Milano), un operaio rimasto intrappolato in un tornio. Il giorno prima un 39enne è morto nel vano di un ascensore della Farnesina.

E il giorno ancora prima, sempre a Roma, un operaio è caduto da un’impalcatura, in pieno centro. C’è dunque all’ordine del giorno quella che i sindacati definiscono «un strage inaccettabile». Dalla Cgil arrivano segnali di grande insofferenza per una riforma fiscale «regressiva», e per il preventivo fuoco di sbarramento di Confindustria sulla questione degli aumenti salariali. Giovedì Landini e Bombardieri si sono trovati insieme al Nazareno, con il segretario del Pd Enrico Letta, il vice Giuseppe Provenzano e il ministro Andrea Orlando, per discuterne in un’occasione pubblica ma con piglio molto operativo. Il Pd prova ad accorciare le distanze con il mondo del lavoro. Ma è un’operazione difficile, quasi impossibile, perché la Cgil resta durissima sul governo, e sul presidente Draghi.

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