Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente ex presidente ed ex direttore del Monte dei Paschi, sono stati condannati ieri dal tribunale di Milano a sei anni di reclusione per aver falsificato il bilancio semestrale del 2015 dell'istituto senese, in relazione alla mancata iscrizione nei conti societari delle operazioni Alexandria e Santorini come derivati (furono iscritti come 5 miliardi di Btp), e per aver fornito messaggi falsi agli investitori che detenevano le azioni della società o che le avrebbero comprate. In gergo tecnico si chiama “aggiotaggio”: un reato che in questo specifico caso non è stato affar da poco, dato che i due manager condannati hanno chiesto nel 2014 e 2015 agli investitori sul mercato ben otto miliardi di euro in due aumenti monstre di capitale, senza i quali l'istituto non sarebbe sopravvissuto alla crisi nella quale era sprofondato in quegli anni. Questo processo segue, idealmente, quello celebrato sempre a Milano contro i predecessori di Profumo e Viola, che era nato sempre dai derivati Alexandria e Santorini, usati per coprire la pessima acquisizione di Antonveneta nel 2019 e che è costato la condanna a sette anni e sei mesi per l'ex presidente Giuseppe Mussari.

Condanna non scontata

Con la condanna di Profumo e Viola, per nulla scontata, si è chiuso un procedimento iniziato nel 2016 con il deposito di una archiviazione dalla procura di Milano per i reati loro contestati. Solo la ferma opposizione delle parti civili ha condotto a questa sentenza, nella quale è rimasto impigliato anche l'ex presidente del consiglio sindacale della banca senese Paolo Salvadori, condannato a tre anni e sei mesi.

I tre imputati sono stati assolti per gli altri bilanci che erano parte di questo processo: ovvero quelli che vanno dal 2012 al 2014 e, solo la modifica – nel 2015 - della norma sulle soglie di punibilità per il reato di false comunicazioni sociali ha permesso di giungere a questo risultato. Perchè, a livello penale, per commettere un reato di falso in bilancio non bastava solo truccare i conti, ma anche farlo una certa percentuale di utile netto e patrimonio.

La stretta cronaca di quanto è avvenuto nel tardo pomeriggio in un padiglione della fiera di Milano, dove il tribunale ha trasferito un paio di aule per celebrare i processi con molte parti in aula senza che si siano problemi di contagio, non racconta nulla di quel che è successo. Ovvero di tutte le richieste di proscioglimento e assoluzione presentate dalla procura di Milano a ben due gip,convinta della innocenza degli imputati contro il parere degli avvocati delle parti civili, in primis gli avvocati Mauro Minestroni e Paolo Falaschi che, coadiuvati dal consulente Giuseppe Bivona del fondo Bluebell, hanno combattuto in tutte le sedi una battaglia giudiziaria che a tratti è sembrata impossibile e che ha portato alla vittoria per oltre 4500 parti civili che avevano chiesto il risarcimento dei danni dopo il crollo delle azioni della società.

Condanna a parte, per Profumo – ora presidente del gruppo statale della difesa Leonardo (ex Finmeccanica) – e Viola si pone il problema delle pene accessorie: i due sono stati infatti condannati a 5 anni di interdizione dai pubblici servizi e a due anni di interdizione dalla rappresentanza delle società. Pene che si attiverebbero però solo a sentenza definitiva, anche se resta il dubbio sui regolamenti Consob in caso di condanna di primo grado per chi guida una società quotata.

"Siamo felici per la citta' di Siena e per tutti i risparmiatori italiani. La giustizia è arrivata ed è importante avere una condanna a 6 anni dopo che i pm avevano chiesto l'assoluzione di tutti gli imputati" ha dichiarato l'avvocato Mauro Minestroni.

“Questa sentenza fa la storia perché la vicenda Mps è l'Ustica della finanza” ha aggiunto il consulente di parte civile Giuseppe Bivona, storico accusatore dei vertici di Mps, aggiungendo che “tra il 2012 e il 2015 (epoca a cui risalgono i fatti) sono stati falsificati i bilanci per rappresentare il falso davanti a risparmiatori, soci e azionisti. Mi chiedo - ha proseguito - come mai gli attuali vertici non si siano costituiti parte civile. L'attuale presidente Maria Patrizia Grieco batta un colpo per difendere gli interessi della banca”.

I difensori degli imputati hanno dichiarato di voler appellare la vicenda una volta che saranno disponibili le motivazioni che spiegheranno come si è giunti a questa condanna. Profumo, Viola e Salvadori sono anche indagati nel terzo troncone del processo milanese a Mps, quello ancora in fase di udienza preliminare e che riguarda il trattamento dei crediti deteriorati in bilancio. Anche in questo caso la procura ha chiesto il proscioglimento per i tre.

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