La sperimentazione è partita. Dopo che gli ambientalisti hanno fatto sentire la loro voce per dire basta all’utilizzo dell’olio di palma nei biocarburanti, nel 2023 è stato fissato lo stop all’olio di palma nei biocarburanti e Eni e il gruppo Bonifiche Ferraresi hanno dato il via a una joint-venture paritetica per sviluppare progetti di ricerca e sperimentazione agricola di sementi di piante oleaginose da utilizzare nelle bioraffinerie Eni.

Lo comunica una nota congiunta dei due gruppi. Il primo esperimento sarà il ricino, ma non è escluso che verranno tentate altre piante.

 L’aspetto fondamentale, sottolinea Bonifiche ferraresi a Domani, è che saranno utilizzate «terre abbandonate che saranno rimesse in produzione. Tutte terre “no food” dove non è possibile coltivare piante commestibili. Terre predesertiche».

Terre marginali

L'olio di palma bruciato in Italia è stato nel 2018 ben 1,2 milioni di tonnellate, ha segnalato Legambiente citando e integrando dati ufficiali del Gestore servizi energetici (Gse) per conto dello stato italiano. Tutto importato da Indonesia e Malesia, dove, stando alla Commissione europea, le piantagioni di olio di palma hanno sostituito negli ultimi vent'anni oltre 33 milioni di ettari di foresta vergine e di torbiere, una superficie equivalente a Italia e Svizzera messe insieme.

A fronte di un impatto ambientale così forte, il nuovo progetto vuole intervenire sulle terre marginali, con la doppia finalità di produrre un sostituto della palma e mettere a frutto terreni altrimenti inutilizzati.

La valenza strategica

Eni è il secondo produttore al mondo di biocarburanti. L’accordo tra le società prevede l’acquisto da parte di Eni di una partecipazione di minoranza nella controllata di Bf Bonifiche Ferraresi e l’ingresso di Eni nel capitale sociale di Bf attraverso la sottoscrizione di aumento di capitale riservato.

L’accordo ha valenza strategica, in quanto Bonifiche Ferraresi, con i suoi 7.750 ettari, è la più grande azienda agricola italiana per superficie agricola utilizzata. Le colture partiranno su mille ettari in Sardegna e via via si allargheranno, con l’intento di andare a coinvolgere altri agricoltori, sempre però lì dove non sono possibili altre produzioni. L’intenzione è arrivare a coprire 20mila ettari.

Eni produce anche biocarburanti avanzati, da rifiuti e residui, che vengono raffinati a Gela e a Venezia Porto Marghera.

In Sardegna sarà valutata la replicabilità delle produzioni in Italia nei paesi esteri in cui è presente Eni, in particolare in Africa.

Già nel 2018 Eni e Bf si erano ritrovate a cooperare in Ghana. La joint venture si occuperà inoltre dello sviluppo di progetti relativi alla formazione di personale per le filiere di sviluppo dei progetti.

Il Cane a sei zampe punta a raddoppiare la capacità produttiva di biocarburanti avanzati a circa 2 milioni di tonnellate entro il 2024 e un ulteriore aumento fino a 5/6 milioni di tonnellate entro il 2050.

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