Diritti civili, giustizia, lavoro, economia, giustizia, transizione ecologica e grandi opere, sicurezza, politica estera, istituzioni: sono i temi su cui i partiti in corsa alle elezioni del 25 settembre 2022 si sono confrontati e, spesso, scontrati in questa campagna elettorale estiva.

Domani ha analizzato con attenzione i programmi e le dichiarazioni rese in queste settimane con lo scopo di mettere a fuoco la posizione di ogni forza politica su queste tematiche, in modo da offrire, alla vigilia del voto, un quadro chiaro ai suoi lettori. Abbiamo preso in esame oltre alle due principali coalizioni, quella di centrodestra e quella di centrosinistra, anche il Movimento 5 stelle, il cosiddetto terzo polo (Azione-Italia Viva) e Unione popolare, basando la nostra ricerca soprattutto sui programmi che vincolano (o dovrebbero vincolare) i partiti ad attuare, una volta in parlamento, quanto promesso. Ci siamo serviti delle dichiarazioni fatte durante i comizi o sui social soltanto laddove mancasse nei programmi il riferimento all’argomento che si stava considerando.

Le riforme istituzionali

Sull’assetto delle istituzioni del paese centrodestra e centrosinistra divergono sul tema del presidenzialismo, Se, infatti, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia chiedono all’unisono una riforma costituzionale che trasformi la repubblica da parlamentare a presidenziale, il Partito democratico è contrario. Tant’è che il suo segretario, Enrico Letta, ha dichiarato che il presidenzialismo «potrebbe minare la tenuta democratica del paese».

Azione-Italia viva parlano nel programma del «sindaco d’Italia», una formula che dovrebbe trasporre in chiave nazionale ciò che avviene per l’elezione degli amministratori locali. Tuttavia, in un’intervista a Will media, Carlo Calenda, leader di Azione, ha dichiarato di essere contrario all’elezione del capo dello stato.

Centrodestra, centrosinistra e Terzo polo, sono, invece, d’accordo sul sostegno alle autonomie regionali, una posizione ben diversa da quella di Unione popolare che è totalmente contraria. La proposta del voto ai sedicenni sostenuta dal Pd incontra il favore dei Cinque stelle, ma non è considerata dagli altri schieramenti. A richiedere una legge che impedisca il cosiddetto “cambio di casacca” sono Pd e Cinque stelle, Forza Italia chiede qualcosa di ancor più radicale, ovvero l’introduzione del vincolo di mandato.

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