L’imperativo era quello di fare presto, chiudere la pratica in maniera ordinata. Ed evitare assalti alla diligenza sul decreto Milleproroghe per scongiurare che il provvedimento diventasse la vendetta trasversale dei deputati alla museruola imposta sulla manovra economica, quella passata agli annali come quella “a emendamenti zero”.

Invece il cammino è al punto di partenza in un gioco di specchi e di veti incrociati. La Lega dice di no a Forza Italia sugli sconti fiscali all’ingaggio di calciatori, per “l’emendamento-Lotito”, la stessa Lega però chiede il prolungamento delle esenzioni Irpef agricola, scontrandosi (fino alla discesa in strada dei trattori) con lo stop del governo, in particolare del ministero dell’Economia, custode dei conti pubblici, con l’avallo di Fratelli d’Italia. Ma il partito di Giorgia Meloni, di fronte alle proteste, ha cambiato orientamento ed è al vaglio un intervento minimale. E Forza Italia ora chiede di dilatare i tempi dei (nuovi) criteri fiscali per il terzo settore, sbattendo contro l’indifferenza di tutti gli alleati che fanno spallucce.

Slittamento della discussione

Insomma, il Milleproroghe si sta rivelando l’ennesimo psicodramma nella maggioranza. Non a caso l’esame in commissione Affari costituzionali alla Camera va a rilento. Tanti emendamenti sono stati accantonati, alcuni delle opposizioni sono stati messi nel mirino per la bocciatura. I nodi, però, restano. Anzi: più passano i giorni e più la vicenda si ingarbuglia. L’unica certezza emersa è lo slittamento del provvedimento in aula a Montecitorio, inizialmente previsto per lunedì 12 febbraio e ora messo in conto per mercoledì 14: inevitabile il ricorso alla fiducia giovedì 15. Salvo nuovi intoppi in maggioranza, dove il clima non è dei migliori.

«Come spesso accade quando entriamo nel merito dei provvedimenti», si lascia sfuggire un parlamentare forzista, un po’ con ironia un po’ perché è un dato di fatto. Peraltro, il pacchetto di emendamenti dei relatori e del governo potrebbe far crescere il livello di scontro: secondo indiscrezioni potrebbe essere inserita qualche disposizione per nuove rottamazioni di cartelle (sempre sotto forma di proroga), con la prevedibile reazione barricadera delle opposizioni.

Sul tavolo, nelle ultime ore, è arrivata un’altra grana: il governo ha detto di no al prolungamento delle esenzioni previste per il terzo settore, che raggruppa mondo del volontariato. Le nuove disposizioni, che entreranno in vigore dal prossimo luglio, cancellano dei benefici fiscali, aumentando la tassazione e danneggiando il settore. FI chiede uno slittamento dell’entrata in vigore della norma, all'inizio del prossimo anno. Lo scopo? Garantire alle associazioni di avere il tempo per mettersi al passo con il cambiamento.

Inizialmente la proposta era stata sposata da tutti i gruppi, comprese le opposizioni. Alla conta dei “segnalati”, però, solo Forza Italia vuole la proroga incontrando il niet del governo. «Comporta dei costi, non si può fare», ha riferito il Mef, facendo sobbalzare dalla sedia i forzisti: lo scorso anno è stato approvato un emendamento uguale, firmato dalla deputata di FdI, Ylenja Lucaselli, senza che fosse stato mosso questo rilievo. Messa così sembra un dispetto ai berlusconiani. Di sicuro è una questione irrisolta, che inasprisce ulteriormente il clima, colpendo quel terzo settore che pure nelle intenzioni del governo dovrebbe essere valorizzato.

Oggetti della contesa

Il partito di Antonio Tajani sta cercando di portare a casa anche un allungamento dei benefici fiscali alle società sportive, in particolare le squadre di calcio, che ingaggiano atleti stranieri a determinate condizioni (tra cui la permanenza di due anni come residenza fiscale). Insomma, le misure contenute nel decreto Crescita. Matteo Salvini ha sempre ribadito la propria contrarietà, FdI ha seguito il leghista per non apparire condizionata dalle squadre di calcio.

Per ora la proposta è accantonata, si valuterà tutto nelle prossime ore. E i terreni di scontro sono vari, compreso lo scudo penale per i medici. Fratelli d’Italia ha messo la firma con il deputato, Francesco Ciancitto; gli uffici del ministero della Giustizia di Carlo Nordio stanno esaminando i dettagli. Un grande caos.
Del resto, l’iter farraginoso è la fotografia del Milleproroghe con mille problemi. Prima è stato presentato il pacchetto degli emendamenti, con il solito plico di oltre mille proposte, inevitabilmente da sfoltire. Quindi è partita la richiesta di ridurre gli emendamenti, indicando i segnalati, fino ad arrivare a un ulteriore taglio con i “super segnalati”.Un’operazione resa possibile dalla disponibilità delle opposizioni, con fair play apparso anche troppo generoso verso la destra. La destra ha incassato la concessione. Solo che, ancora una volta, il problema non è arrivato dall’esterno. Ma direttamente dai rapporti nella maggioranza.

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