L’Italia non è pronta a staccarsi dal gas russo di Vladimir Putin e il presidente del Consiglio Mario Draghi è pronto ad aderire alla procedura di pagamento richiesta da Mosca, con il conto in rubli parallelo a quello in euro.

Durante la conferenza stampa all’ambasciata italiana di Washington, Draghi ha detto che i pagamenti continueranno: «Non c’è nessuna dichiarazione ufficiale che i pagamenti violino le sanzioni, quindi è una zona grigia». Inoltre, «il più grande importatore in Germania ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori di gas hanno già aperto conti in rubli con Gazprom». L’Eni non ha ancora avviato le procedure per il conto in rubli, ma c’è ancora qualche giorno di tempo.

Lo stop di Kiev

Intanto il gestore della rete di trasporto gas ucraina Gas Tso of Ukraine ha anticipato martedì pomeriggio che «come conseguenza delle azioni degli occupanti russi» sarebbe stato interrotto il flusso di gas russo al punto di ingresso di Sokhranivka, da cui transita circa un terzo del gas russo diretto in Europa attraverso la rotta di Kiev. Ci sarebbero poi «prelievi di gas non autorizzati dai flussi di transito del gas» che «hanno messo in pericolo la stabilità e la sicurezza dell'intero sistema di trasporto del gas ucraino». Novopskov è la prima stazione di compressione ucraina nella regione di Luhansk, occupata dalla Russia. Il gestore ha detto che cercherà di compensare i volumi che non passano da Sokhranivka incrementando quelli che scorrono da Sudzha. Naftogaz, la società petrolifera nazionale dell’Ucraina, ha dichiarato di aver inviato una lettera a Gazprom: «L'Ucraina non è più responsabile del trasporto del gas russo attraverso i territori ucraini sotto occupazione militare russa».

Le conseguenze

Gli effetti dell'interruzione, riporta Staffetta Quotidiana, si sono visti anche in Italia: i flussi di gas in ingresso a Tarvisio, da dove passa il metano russo, si sono ridotti da martedì pomeriggio e poi dopo sono scesi ancora. Nessuna emergenza, dice Snam: stiamo sopperendo con altro gas dal Nord Europa (che include anche il metano russo che arriva da Nord Stream I) e dall’Algeria.

L’anno scorso l’Italia ha importato 29 miliardi di metri cubi dalla Russia (il 38 per cento del fabbisogno). L’Algeria dovrebbe arrivare a fornire 2-3 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi quest’anno, e si incrementa anche l’import dal Tap (gas azero). Ma non basta.

Le navi rigassificatrici che dovrebbero accogliere gas naturale liquido da altri paesi non sono ancora state contrattualizzate e comunque non saranno operative prima del 2023. Non è un caso che il presidente Draghi abbia portato di nuovo all’attenzione internazionale uno dei paesi da cui l’Italia potrebbe aumentare l’importazione per miliardi di metri cubi, ma che al momento non sono disponibili: la Libia.

«Tu cosa faresti?», ha detto Biden secondo una trascrizione del dialogo tra i due diffusa da Palazzo Chigi nella notte di martedì, e Draghi avrebbe risposto: «Dobbiamo lavorare insieme per stabilizzare il paese». Il gasdotto Greenstream che parte dal paese nord africano e arriva a Gela (Sicilia) può trasportare infatti 10 miliardi di metri cubi all’anno, ma l’instabilità politica ha ridotto il suo contributo da oltre 5 miliardi di metri cubi nel 2019 a 3,2.

Sulla guerra in Ucraina, ha detto Draghi, intanto, bisogna «cominciare a chiedersi come costruire pace».

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