La quarta è estata un’ulteriore chiama “in bianco”, senza cioè un esito positivo per uno dei candidati. Al quarto giorno di trattative per l’elezione del presidente della Repubblica cresce però ancora il partito di Mattarella, che raggiunge 166 voti. 

Già nella terza chiama il presidente uscente è stato il candidato più votato, nonostante il capo dello stato abbia chiarito in tutti i modi di essere indisponibile per una rielezione: una dichiarazione che non pare aver scoraggiato un’ampia parte di grillini e una fetta del Pd, che mercoledì gli ha fatto prendere 125 voti. 

Il precedente

Nella terza chiama, il voto a Mattarella è stato utile anche per “contare” i grandi elettori del Movimento 5 stelle indisponibili ad appoggiare un potenziale candidato di area centrodestra: un messaggio indirizzato al presidente del M5s Giuseppe Conte e che ha contribuito a far fallire il blitz su Maria Elisabetta Casellati tentato da Matteo Salvini nella giornata di ieri. 

Non è perciò un caso che le indicazioni dei vertici dei Cinque stelle nella giornata di oggi siano state più morbide: oltre alla raccomandazione della scheda bianca, come ha chiesto di fare ai suoi grandi elettori anche il resto del centrosinistra (o “fronte progressista”, come preferisce chiamarlo Conte), l’ordine di scuderia prevede anche la «libertà di coscienza». 

Tradotto: se anche dovessero uscire nomi di fantasia o aumentassero i voti per Mattarella, i maggiorenti potranno dire di averli messi in conto, togliendo così la possibilità ai commentatori di interpretarli come una sfida al leader. 

Nel Pd, invece, i voti a Mattarella rappresentano l’opposizione interna alla linea del segretario Enrico Letta, il cui primo candidato era Mario Draghi: si possono ricondurre alle correnti capeggiate Dario Franceschini e ad alcune aree di Base riformista e dei Giovani turchi. 

© Riproduzione riservata