La prima scena è un prodromo estivo e fugace. Edizione mattutina del Tg1, è l’8 agosto 2022 e colui che presto diventerà ministro della Difesa, Guido Crosetto, apostrofa duramente il giornalista Senio Bonini che, in tema di Pnrr, gli obietta che FdI in Europa ha votato cinque volte contro: «Lei faccia il conduttore e non si schieri».

Poco più di un mese dopo, Meloni&Crosetto, gli inseparabili, vanno al governo. La teoria del giornalista-figurina, del conduttore trasparente, diventa robusta pratica quotidiana. Vince lo spirito dell’opposta fazione: vuoi criticare? Candidati nel Pd. Sennò, fai il quarto uomo: tutt’al più, decidi i minuti di recupero. 

E siamo così alla seconda scena, che ormai è un lungometraggio: la sostituzione della conferenza stampa con TeleGiorgia. Resta indimenticabile la sua passeggiata dentro un palazzo Chigi versione Versailles con video Instagram, annunciazione del più grande taglio delle tasse della storia repubblicana (ma è un fake), Consiglio dei Ministri adibito a cartonato ed energico trillo di campanellino.

E che dire del video a Chigi col presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, dove si annunciano 2,2 miliardi per l’alluvione senza l’ombra di un giornalista, un taccuino, una domanda, un sospiro? E poco importa che di quei 2 miliardi, al momento i sindaci inondati dicano di averne visti forse la metà. Servirebbe chiederlo alla premier. E invece, dopo il disastro comunicativo di Cutro, il silenzio. Oppure, la passerella.

Così, mentre il cinegiornale della Nazione celebra i corpi militari d’assalto atti a “bonificare” una nave turca manco ci fosse a bordo Bin Laden e inneggia all’asta dei Bot più eccellente della Storia, Bruno Vespa manda Tele Manduria a reti unificate. Il teleconduttore principe di Raiuno che organizza nella sua masseria un evento con tutto il governo, buona parte dell’imprenditoria italica, anche pagante pur di avere strapuntino e segnaposto al banchetto del potere. Il sindacato giornalisti minaccia esposti e lo accusa di sudditanza al governo.

Perché chez Bruno si fa lobbying, si fanno affari, si sponsorizza il vino del padrone di casa. Telecamere sguainate, annunci di piani galattici in Nord Africa, applausi, amministratori col piattino in mano. Infine, secondo intervento della premier, stavolta dentro la rubrica del Tg1 intitolata 5 Minuti, by Vespa.

Dove il padrone di casa, smessi i panni del lobbista-imprenditore e indossati quelli del giornalista del servizio pubblico, nel posto che fu di Biagi, davanti ai mirabolanti numeri della crescita sciorinati dalla premier sgrana gli occhi e infine esclama: «E non è un fuoco di paglia!».

Striscia su Raiuno regalata al Bruno nazionale da Fuortes, a futura memoria. E confermata nell’eterno presente di questa destra senza opposizione. Anzi, c’era pure quella, su Tele Manduria. Accomodato in masseria, Giuseppe Conte cercava la postura più adatta a chi contesta, ma con un pizzico di classe e del buon rosé. Mancava invece Elly Schlein. E forse, in quell’assenza, c’è il suo primo atto di presenza.

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