Cosa sarebbe accaduto se Alessandro Di Battista fosse diventato il nuovo leader del Movimento 5 stelle? Lunedì sera Report ne parla nella puntata chiamata “Stelle cadenti” e si scopre che la possibilità c’è stata e non è stata voluta da qualcuno all’interno.

Il Movimento è passato dal 32,7 per cento dei consensi nel 2018 ai sondaggi che lo danno al 13, con il fondatore e garante Beppe Grillo indagato per traffico di influenze illecito e il presidente Giuseppe Conte in attesa dell’esito di un ricorso sulla sua investitura.

Prima dell’addio alla piattaforma Rousseau che ha segnato i passaggi storici del gruppo, uno dei pilastri del Movimento era Davide Casaleggio, presidente dell’omonima associazione, che insieme alla compagna, Enrica Sabatini, conferma per la prima volta alla Rai un incontro nel 2020 che ha fatto sì che Di Battista non prendesse il sopravvento e diventasse leader dei grillini.

La versione di Casaleggio

Interviste di Danilo Procaccianti

La rivelazione arriva da Sabatini. Luigi Di Maio si era dimesso dal suo ruolo di capo politico a gennaio 2020. La socia di Rousseau e compagna di Casaleggio, nel suo libro Lady Rousseau. Cosa resta dell’utopia di Gianroberto Casaleggio?, parla di una riunione a luglio 2020.  

Si presentarono ministri e sottosegretari del Movimento e decisero di non procedere con le votazioni per il nuovo capo politico, proseguendo invece con la reggenza di Vito Crimi: «In questa riunione – spiega lei – fu evidente a Davide che le persone avevano deciso di non votare il capo politico e le motivazioni emersero, anzi la motivazione: il fatto che Alessandro Di Battista avrebbe potuto raggiungere un risultato anche eclatante e diventare il nuovo capo politico», racconta. Casaleggio conferma: «È stato detto» di non votare, perché altrimenti sarebbe potuto diventare nuovo capo politico.

La posizione di Crimi

Crimi, rispondendo al giornalista di Report Danilo Procaccianti, conferma che la riunione c’è stata e anche che qualcuno avrebbe sollevato obiezioni su Di Battista: «Ognuno ha le sue idee e ci sarà stato qualcuno che avrà detto questo». Qualcun altro, assicura, avrà detto «invece votiamo subito». A quel punto, racconta, è intervenuto Beppe Grillo che gli avrebbe detto di non «portare a una guerra sulla leadership» in piena pandemia: «Era una follia». Crimi non ha detto di no per Di Battista: «E se qualcuno lo dice sta dicendo il falso».

Che i problemi ci fossero, poco prima, lo aveva raccontato in pubblico lo stesso Di Battista. A giugno aveva esplicitato una divergenza di vedute, bisognava «organizzare un congresso, un’assemblea costituente».

E criticava i suoi colleghi senza risparmiare Giuseppe Conte. Per diventare nuovo capo, spiegava, «si deve iscrivere al M5s e partecipare al prossimo congresso». Così non è stato e dopo la caduta del Conte II a inizio 2021. Di Battista era già fuori dal parlamento dal 2018 e ha deciso di lasciare il Movimento dopo l’adesione di quest’ultimo al governo Draghi.

Da lì si è aperta la strada per la leadership di Conte, sancita poco dopo da un altro incontro, questa volta in presenza, a Roma, all’hotel Forum. Pochi mesi dopo, anche Casaleggio romperà con i pentastellati e, solo dopo, il voto nell’estate del 2021 sulla nuova piattaforma del Movimento consacrerà il nuovo presidente.

Di Battista oggi si limita a ribadire di non voler avere più niente a che fare con la questione e contattato da Domani non vuole commentare: «Di Movimento parli chi fa parte del Movimento». Eppure molti dei fuoriusciti continuano a vedere lui come punto di riferimento.

Le questioni irrisolte

Intanto, nella puntata vengono raccontate tutte le questioni irrisolte che accompagnano i pentastellati. Beppe Grillo, il garante del Movimento è indagato, insieme all'armatore Vincenzo Onorato, per traffico di influenze illecite dalla procura di Milano.

Onorato, infatti, ricorda il programma Rai, secondo le ipotesi della procura dopo aver pagato Grillo attraverso alcuni contratti commerciali ha richiesto al garante dei 5 stelle una serie di interventi in favore di Moby spa che Beppe Grillo avrebbe poi veicolato a esponenti politici, incluso l’allora ministro Danilo Toninelli. Toninelli finora ha sempre replicato di non aver mai subìto pressioni ma non si espone sull’ipotesi che il suo nome non sia stato confermato nella rosa dei ministri apposta.

Nell'ambito della stessa inchiesta della procura, sono state eseguite perquisizioni anche nella sede della Casaleggio Associati. Anche Davide Casaleggio ha preso soldi da Onorato per un contratto da 600mila euro all’anno per la stesura di un piano strategico per sensibilizzare gli stakeholder alla tematica dei benefici fiscali.

Mentre al nord si cerca di fare chiarezza sui fondatori del Movimento, al sud traballa la nuova leadership. Da presidente del Movimento Conte è stato colpito dal ricorso dell’avvocato Lorenzo Borré e di alcuni iscritti sulle votazioni che hanno decretato la sua ascesa, il 7 giugno arriverà dopo mesi di incertezza il verdetto del Tribunale di Napoli. Una situazione tutt’altro che pacifica a meno di una settimana dal voto per le amministrative, e poco prima delle primarie in Sicilia organizzate per la prima volta con il Pd.

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