Com’è stato possibile che la conversazione privata, registrata da Maria Rosaria Boccia, tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e sua moglie Federica Corsini, andasse in onda durante una puntata di Report? Se lo chiedono in tanti, soprattutto ora che il garante per la Privacy ha multato per 150mila euro la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci (che ha accusato l’Authority di agire su mandato politico e ha trasmesso anche un video in cui uno di commissari, Agostino Ghiglia, ex politico di An, entrava a via della Scrofa). 

E soprattutto dopo che lunedì, la giornalista del Tg2, intervistata dal Corriere della Sera, ha fatto sapere di aver chiesto a Report di dare la notizia evitando la pubblicazione dell’audio: «Veder diffusa la mia voce, le mie reazioni e il mio privatissimo stato emotivo è umiliante. Un giornalista avrebbe dovuto sapere molto bene che l’audio non aggiungeva nulla alla notizia, se non la mia umiliazione».

La Rai, effettivamente, aveva la possibilità di intervenire sul servizio. Il direttore degli Approfondimenti Paolo Corsini, meloniano di ferro, visiona tutti i servizi di Report e degli altri programmi d’inchiesta prima che vadano in onda.  

Boccia tra l’altro aveva proposto la stessa registrazione anche a Luca Telese di La7, che si era invece rifiutato di mandarla in onda. L’episodio è citato anche negli atti della procura di Roma, che tira in ballo Corsini per avvalorare la tesi del garante della Privacy.

L’azienda ha fatto ricorso contro la sanzione, ma perché a viale Mazzini non sono intervenuti preventivamente evitando che l’audio venisse mandato in onda? 

A chiedere in azienda, spiegano che la visione delle puntate di Ranucci arriva sempre all’ultimo minuto utile. Quel giorno, proprio in virtù di qualche perplessità, l’ufficio legale sarebbe stato coinvolto, ma non si sarebbe espresso contro la messa in onda. Per altro, quel sabato non sarebbe comunque stato possibile intervenire per ragioni tecniche, tagliare l’audio avrebbe messo a rischio l’intera trasmissione, esponendo l’azienda a possibili accuse di danno erariale. La governance, inoltre, è ben consapevole dell’attenzione che si concentra sul lavoro di Ranucci: qualsiasi intervento – è il ragionamento – avrebbe attirato accuse di censura. Insomma, nessuna ragione per non mandare in onda la puntata. Ma forse la cosa non ha avuto solo aspetti negativi.

Effetti collaterali 

Certo, alla fina sarà la stessa Rai a dover pagare la multa del Garante. Ma, secondo diverse fonti all’interno di Viale Mazzini, il via libera a mandare in onda l’audio sarebbe arrivato dopo il via libera dei piani alti di viale Mazzini. E l’obiettivo non era colpire Sangiuliano, né Ranucci, né esporre al pubblico ludibrio Federica Corsini, bensì scagionare Arianna Meloni dall’accusa di essere intervenuta in prima persona per chiedere l’allontanamento di Boccia dal ministero.  

In quei giorni in molti accreditavano la versione secondo cui, dietro al siluramento dell’ex consulente di Sangiuliano, ci fosse proprio la sorella della presidente del Consiglio, numero due di Fratelli d’Italia. La stessa imprenditrice campana, ospite di Bianca Berlinguer che stava per intervistarla a È sempre Cartabianca, aveva fornito questa versione. Boccia, aveva spiegato Berlinguer dopo l’annullamento repentino dell’intervista, avrebbe raccontato che lo stop al suo incarico sarebbe stato motivato «o dalla preoccupazione per un conflitto d’interessi» o dalla pressione della moglie di Sangiuliano, «o infine dall’intervento di Arianna Meloni».

Nei giorni successivi, Boccia aveva parzialmente negato, ma lasciato comunque aperta la possibilità che sulla sua vicenda fosse intervenuta direttamente la sorella della premier. La stessa che il commissario Ghiglia avrebbe incontrato durante la sua visita a via della Scrofa prima della decisione sulla multa a Report. 

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