Casa per casa: Ricci a caccia degli astenuti

Nell’ultimo giorno utile per la pubblicazione dei sondaggi sul prossimo voto regionale delle Marche, ieri ne sono usciti due – ormai per legge non più citabili – che davano il presidente uscente Francesco Acquaroli davanti allo sfidante Matteo Ricci. Dal Pd non è arrivato nessun commento, e nemmeno nessun sondaggio, anche se in molti sostengono di avere altre cifre che raccontano una partita aperta e tutta da giocare in questi ultimi quindici giorni prima del 28 e il 29 settembre. Fra candidati è guerra di numeri. Innanzitutto quelli dell’economia. Giovedì scorso i due si sono confrontati davanti a una platea di industriali. Campo largo, serve un progetto. Ora a chiederlo è pure Conte E lì le distanze sono risultate persino imbarazzanti. Il presidente in carica ha scattato una fotografia en rose: «Lo studio Prometeia dice che la nostra regione è la seconda in Italia per crescita di Pil», «lo dice anche Istat», sulla crescita «nei cinque anni precedenti alla mia presidenza eravamo la penultima regione, oggi siamo la seconda dietro al Lazio: ma abbiamo avuto la crescita migliore di tutto il Centro Italia». Per Ricci invece l’economia delle Marche è al palo, anche se il presidente non lo sa: «Non bisogna dare i numeri a lotto», «La realtà è che le Marche sono ferme: lo hanno detto Banca d’Italia e Svimez, l’ha detto Confindustria rispetto alla produzione dei primi mesi del 2025. Sul reddito medio la Cgia di Mestre ha fatto scivolare le Marche sotto la media nazionale. E sull’export, mentre il Centro Italia cresce del 10,5 per cento noi abbiamo fatto meno 11 nel primo trimestre del 2025 e meno 3,3 nel secondo. Non vedere la realtà significa sbagliare le cose che dovremo fare da domani». La sfida delle piazze Scontro ruvido, dunque. A dispetto dei sondaggi benauguranti, Giorgia Meloni non si sente sicura della vittoria: per questo il 17 settembre sarà ad Ancona con tutta la compagnia. Con lei Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Per la premier Acquaroli non può perdere: oltre allo smacco di un fedelissimo, sarebbe un passo falso di cui approfitterebbero gli alleati nelle partite delle candidature ancora aperte, in Veneto, Campania e Puglia. Quel giorno sarà sfida delle piazze fra la premier e la segretaria del Pd. Ricci salirà sul palco a Pesaro, la città che ha amministrato per dieci anni, con Elly Schlein e Stefano Bonaccini, scelta di un partito impegnato pancia a terra nella battaglia per il primo voto dell’autunno, in una regione governata dalla destra e l’unica realisticamente contendibile della tornata. La segretaria Pd tornerà ancora prima del voto, e sarà la sua quinta volta dall’inizio della campagna elettorale. Il 25 settembre invece Ricci sarà a Ancona con gli amministratori delle vittorie del campo largo: la presidente della Sardegna Alessandra Todde, quella dell’Umbria Stefania Proietti, e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Il 26 Ricci toccherà tutte le cinque province, con un tour itinerante. In equilibrio sui piranha, perché ha vinto Schlein Dopo un’estate sulle spiagge, l’inciampo dell’inchiesta Affidopoli e la ripartenza, negli ultimi giorni la sua campagna non cambia passo ma lo accelera: borghi, piccoli centri, incontri nelle aziende distretto per distretto. Obiettivo prendere i voti uno a uno, a caccia degli indecisi. Secondo le stime sono il 10 per cento. Poi ci sono i delusi della destra. Secondo le stesse stime andrà a votare poco più della metà dei marchigiani. Per Ricci basterebbe una percentuale anche piccola di questo elettorato per fare la differenza.