«Duce, duce, duce», urlano i militanti di estrema destra. Saluto romano, cori e insulti contro il sindaco Damiano Coletta e l’allora presidente della Camera Laura Boldrini. È il 19 luglio 2017, quel giorno a Latina il parco comunale, fino al 1943 intitolato ad Arnaldo Mussolini, fratello complice del dittatore fascista, viene dedicato alla memoria dei magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, trucidati da Cosa Nostra nel 1992, la stagione delle stragi e della trattativa stato mafia. Una intitolazione che è un simbolo in un territorio dove i clan Di Silvio, Ciarelli, Travali hanno imperversato e, come raccontato dai pentiti, si sono occupati dell’attacchinaggio dei manifesti elettorali e del sostegno ai partiti di centrodestra.

Il parco Mussolini

Quattro anni dopo, da sottosegretario all’Economia del governo Draghi, il leghista Claudio Durigon torna sull’argomento parco. A Latina ci sono le elezioni comunali e la Lega ha imposto al centrodestra una vecchia conoscenza della politica locale Vincenzo Zaccheo, un tempo leader missino della città, fresco di prescrizione nel processo che lo vedeva coinvolto per truffa aggravata. Da primo cittadino voleva portare a Latina la metro leggera, non sono arrivati neanche i vagoni. In passato, era il 1994, da deputato di Alleanza nazionale, fu sospeso per una rissa con i colleghi di sinistra. Nel curriculum c’è quella gloriosa giornata, ma anche gli anni da sindaco della città, da consigliere regionale.

Durigon, il 4 agosto scorso, sale sul palco insieme a Zaccheo, al capogruppo in regione Angelo Tripodi, ex Forza nuova, e Matteo Salvini, e torna sul nome del parco: «Io ti lascio la parola Matteo, questo è un popolo che nasce con una storia di coloni, i miei avi erano veneti, questa è la storia di Latina che qualcuno ha voluto cancellare con quel cambio di nome a quel nostro parco che deve tornare a essere il parco Mussolini che è sempre stato». Durigon parla alla città e manda messaggi.

Qualche giorno dopo, il sottosegretario, padre di Quota 100, prova la marcia indietro: «Polemica sterile sulla notizia del parco Arnaldo Mussolini di Latina. Mai e poi mai penserei di mettere in discussione il grande valore del servizio prestato allo stato dai giudici Falcone e Borsellino: ciò non toglie che è nostro dovere considerare anche le radici della città». Un colpo al cerchio e uno alla storia. In realtà Arnaldo Mussolini non ha rapporti con la storia cittadina, è morto nel 1931, prima della fondazione di Littoria, nome originario di Latina, battezzata dal fratello, Benito Mussolini.

Fascisti contro Boldrini

Pd, M5s e Leu chiedono le dimissioni di Durigon, ma al momento hanno ottenuto solo il silenzio dei vertici di governo, tace il presidente del Consiglio Mario Draghi, tace la ministra della Giustizia Marta Cartabia. L’intitolazione di quel parco a Falcone e Borsellino, nel 2017, scatena la rabbia della destra fascista e nostalgica contro l’allora terza carica dello stato. «Sti bastardi l’hanna pulito solo perché viene na zoccola», «io ai giardini preparerei una ventina di fosse per quella zozza della Boldrini e per tutti quei mangiapane a tradimento», «Boldrini puttana, l’hai fatto per la grana, dux, dux, dux», scrivono sui social qualche giorno prima dell’evento, fascisti che oggi sono a processo perché denunciati dalla deputata democratica. Il processo riprende il prossimo novembre, le parole di Durigon riportano le lancette indietro a quel giorno. «Durigon ha fatto un’uscita inaccettabile e provocatoria, ma che è un messaggio politico chiaro. Quando afferma che quel parco deve essere intitolato al fratello del duce invia il segnale che per lui è importante riaffermare quei valori fascisti», dice Boldrini. Per l’ex presidente della Camera, Durigon «parla a un mondo, quello dell’ultradestra che è forte in quella zona. Vuole dirgli che c’è chi pensa a loro, c’è chi pensa ai loro valori. Questo signore ha un incarico di governo, ma la nostra Repubblica è antifascista, si deve dimettere», conclude.

La Lega, in regione, è alla ricerca di una base elettorale e si affida ai campioni di voti della provincia di Latina che, in quel territorio, hanno una storia di radicamento. Nel 2019 una parte di Alleanza nazionale è confluita nella Lega. Un passaggio favorito da Matteo Adinolfi, oggi europarlamentare del Carroccio, indagato per scambio elettorale politico mafioso in relazione alle amministrative di Latina del 2016. Adinolfi respinge ogni addebito, ai pubblici ministeri ha spiegato che se c’è stato voto di scambio lui non ne sapeva niente. I Di Silvio, dietro il pagamento di 45mila euro da parte dell’imprenditore Raffaele Del Prete, avrebbero fatto campagna per Adinolfi e per la lista Noi con Salvini. Due anni fa, Adinolfi aveva salutato come «ritorno a casa» l’arrivo degli ex An citando i suoi due maestri: «Ho iniziato a far politica nel 1997 con Vincenzo Zaccheo e Ajmone Finestra, mostri sacri della politica», ricordava Adinolfi. Finestra è l’ex sindaco repubblichino della città, al suo funerale, nel 2012, saluti romani e simboli fascisti. I maestri non si dimenticano.

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