La ministra della Famiglia Eugenia Roccella non vuole vedere i sindaci che vogliono affermare i diritti delle famiglie arcobaleno, e risponde invece che i primi cittadini devono rispettare la legge: «Ci sono leggi e una sentenza precisa. I sindaci sanno quello che possono e che non possono fare».

Ieri una compagine di sindaci di centrosinistra – quello di Roma Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella, di Bari Antonio Decaro - ha chiesto un incontro urgente al governo per riprendere con le trascrizioni dei genitori in caso di coppia omogenitoriale. Roccella sottolinea in prima battuta di «non avere le deleghe» per vederli, e poi che per lei non c’è niente da discutere: «I sindaci non stanno protestando contro la circolare Piantedosi - replica - ma contro la sentenza della Cassazione. Quindi dovrebbero avere casomai un dialogo con il presidente delle sezioni unite. C'è una sentenza molto precisa che dice determinate cose».

E minaccia i sindaci: «Non c'è qualcosa da contrattare».  Eppure, continua a dire, la destra si batte per la famiglia: «Il governo è convinto che la famiglia debba essere al centro di tutto, di ogni provvedimento». Tranne quelle omogenitoriali. Per i bambini che stanno vedendosi negare la trascrizione di entrambi i genitori «non c’è un confronto da fare».

La ministra ha aggiunto pure un post su Facebook: «Ma i sindaci hanno letto la sentenza della Cassazione a sezioni unite? Perché quello che forse non è chiaro è che non c’è un contenzioso fra il governo e i primi cittadini che dichiarano di voler trascrivere in automatico gli atti di nascita formati all'estero».

La ministra cita anche i passaggi della sentenza, e coglie l’occasione per prendersela con la gestazione per altri: «Nella gestazione per altri non ci sono soltanto i desideri di genitorialità, le aspirazioni e i progetti della coppia committente. Ci sono persone concrete. Ci sono donne usate come strumento per funzioni riproduttive, con i loro diritti inalienabili annullati o sospesi dentro procedure contrattuali. Ci sono bambini esposti a una pratica che determina incertezze sul loro status e, quindi, sulla loro identità nella società».

L’intervento

Roccella è intervenuta durante il convegno Comuni amici della Famiglia alla Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, promosso dalla Provincia autonoma di Trento. Il suo discorso si è incentrato sulla maternità: «Per tornare alla centralità della famiglia con figli, per recuperare il calo di natalità, dobbiamo recuperare il prestigio del materno».  Con le donne «abbiamo nei confronti delle donne un debito, perché non riusciamo a far sì che loro possano avere figli - aggiunge - la rivoluzione culturale è permettere alle donne di avere figli senza fare sacrifici».

 

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