Un altro giorno di riduzione di gas all’Italia dalla Russia mentre Mario Draghi è in visita a Kiev. La compagnia energetica italiana Eni ha riferito che Gazprom ha comunicato «che sarà consegnato solo il 65 per cento delle forniture richieste».

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto di non credere alle spiegazioni di Gazprom, ovvero che sia un problema tecnico: «Sia la Germania, sia noi, sia altri riteniamo che queste siano bugie, che in realtà ci sia un uso politico del gas come c'è un uso politico del grano» ha detto in conferenza stampa a Kiev.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani dice di aspettare e vedere, ma ha aggiunto: «Abbiamo tutte le contromisure pronte ma la prima cosa è vedere se questa situazione si stabilizza o no. Quindi, vediamo cosa succede nei prossimi tre giorni, nel weekend, e a inizio settimana prossima decideremo».

Il governo può intervenire in vari modi per risparmiare metano, dal maggiore utilizzo delle centrali a carbone fino, nel peggiore dei casi, ai distacchi programmati di utenze. Fino a oggi questo grado di preoccupazione non è stato raggiunto. Il ministro ha aggiunto che «bisogna essere rapidi ma non precipitosi».

Al momento, gli stoccaggi sono pieni al 53 per cento e per l'inverno per legge devono arrivare al 90 per cento. Draghi ha ricordato che il prezzo continua a salire e questo gioca a sfavore dei riempimenti, mentre la Russia di fatto, anche a fronte dei tagli, non ha perdite economiche così ingenti. Il presidente del consiglio ha chiesto perciò ancora una volta che venga fissato al più presto un tetto al prezzo del gas.

La spiegazione

Gazprom ha spiegato che il calo delle forniture è conseguente a quello di Nord Stream I, il gasdotto che approda in Germania, e legato perciò a un problema tecnico. Le quantità consegnate in Italia saranno di fatto maggiori rispetti a ieri, ma la riduzione riguarderà il mancato soddisfacimento della domanda di oggi: «Le quantità consegnate saranno quindi di poco superiori rispetto a ieri e si attesteranno ad un livello assoluto di circa 32 milioni di metri cubi/giorno», spiega Eni.

Un portavoce Eni ha detto che il taglio arriva «a fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni superiore di circa il 44 per cento rispetto a quella avanzata ieri (incremento dovuto al recupero delle quantità non ricevute e alle normali dinamiche commerciali)».

La compagnia energetica italiana continua a seguire gli sviluppi: «Eni monitora l'evoluzione della situazione e comunicherà eventuali aggiornamenti».

I prezzi all’ingrosso hanno superato ancora una volta i cento euro. I prezzi dell’hub di Amsterdam sono arrivati a superare i 140 euro al MWh con un balzo del 18 per cento.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto che il calo delle forniture è gestibile, ma i problemi relativi al prezzo vanno affrontati con urgenza: «Mosca sta riducendo la quantità di gas verso l'Europa. Fortunatamente grazie alle diplomazia energetica che abbiamo condotto possiamo gestire questo momento ma serve un tetto massimo al prezzo del gas, come abbiamo chiesto in Europa», ha detto ai cronisti.

Gli altri tagli

Ieri Gazprom aveva annunciato all’Italia che la disponibilità per mercoledì avrebbe avuto un calo del 15 per cento, a quanto risulta a Domani si  tratta di un taglio del metano che passa da Tarvisio. Lì l’approdo all’Italia attraverso il gasdotto Bratstvo che scorre sotto l’Ucraina ma anche parte della rotta nordica attraverso la Repubblica Ceca a l’Austria.

Gazprom ha riferito alla compagnia che «la mancata consegna dipende dai problemi alla centrale di Portovaya – in Russia – che alimenta il gasdotto Nord Stream attraverso il quale Gazprom trasporta una parte dei volumi destinati ad Eni».

Per quanto riguarda l’altro ingresso da nord, Passo Gries, il punto di approdo che convoglia il metano che arriva dai paesi del nord, le forniture sono già scese sensibilmente negli scorsi giorni. A livello sistemico, è collegato ai flussi del Nord Stream I, il gasdotto che collega la Russia alla Germania e che ieri ha ricevuto un nuovo taglio del 30 per cento delle forniture dopo quello già ingente (40 per cento) di martedì.

Secondo quanto scrive Reuters, Nord Stream potrebbe essere chiuso per permettere la riparazione delle turbine in Canada, secondo quanto ha detto l'ambasciatore russo presso l'Ue all'agenzia Ria Novosti.

Intanto Mosca ha ribadito che per quanto riguarda i pagamenti, il ricatto dei conti in rubli ha funzionato. «Circa il 90-95 per cento delle forniture di gas di Gazprom destinato all'export sono già state pagate in rubli» ha detto il vice primo ministro russo Alexander Novak ai giornalisti al Forum economico internazionale di San Pietroburgo. «Coloro che hanno espresso il desiderio e la volontà sono passati» al pagamento in rubli. «Si tratta di una grande parte se prendiamo il volume totale», ha aggiunto. A Novak è stato chiesto se l'Ungheria possa diventare un hub per il gas russo. «Dipende tutto dai contratti firmati con l'azienda. Gazprom dà il gas a vari paesi. Le forniture vengono eseguite rigorosamente in linea con i contratti», ha affermato.

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