Sempre loquace, ora insolitamente silenzioso. O meglio, «concentrato su tutti i dossier del governo», lo descrivono i suoi. Certo è che Matteo Salvini si nota di più quando non si sente, soprattutto su un tema incandescente in casa Lega come il terzo mandato per i governatori delle regioni.

In effetti anche in via Bellerio non è passato inosservato il comportamento del segretario, che formalmente dovrebbe essere il primo alfiere dei suoi dirigenti, soprattutto visto che – se il governo non cambierà orientamento – nei prossimi tre anni tutti i presidenti delle regioni leghiste del nord avranno preclusa una ulteriore candidatura.

Invece al consiglio dei ministri di giovedì, secondo fonti della Lega, l’unico a marcare la differenza di vedute rispetto a Forza Italia e Fratelli d’Italia è stato il ministro Roberto Calderoli, che si è espresso contro il ricorso nei confronti della legge regionale campana appena approvata e che permette a Vincenzo De Luca il terzo mandato.

Forza Italia, in piena competizione con la Lega e decisa a sottrarle consenso al nord, ha già deliberato in una direzione il suo no al terzo mandato. La stessa decisione è ormai presa anche i FdI, dove viene fatto notare che aumentare il numero di mandati per fare una cortesia alla Lega significherebbe favorire anche gli uscenti di centrosinistra in almeno due regioni contendibili come la Campania e la Puglia.

Il silenzio 

Eppure gli stessi leghisti, soprattutto quelli del nord, si sarebbero aspettati prese di posizione forti da parte del segretario. «Dovrebbe fare di più per difendere i suoi governatori, soprattutto Zaia e Fedriga», riportano fonti venete, che ripetono anche come la Liga veneta sia pronta a correre da sola nel caso in cui FdI continui a rivendicare il nome del prossimo presidente, e «si ricordino che qui l’unico che ha preso il 44 per cento da solo è stato Zaia, con la sua lista personale». 

Una tensione questa, che certamente si farà sentire nel congresso previsto per questo mese: programmatico certo, dunque senza un voto sul segretario federale, ma altrettanto di sicuro la sede in cui questi malumori troveranno sfogo indiretto. «Si preoccupa solo di tornare al Viminale», è un altro dei ragionamenti che si sentono ripetere dai dirigenti settentrionali del partito, che non mancano di sottolineare come il vicepremier abbia un solo chiodo fisso e per questo preferisca non entrare in rotta diretta di collisione in particolare con la premier Giorgia Meloni.

Nel silenzio del segretario, i senatori territorialmente competenti hanno preso il suo posto nel dibattito per sottolineare due punti: «I cittadini devono avere la possibilità di scegliere chi, uscente, ha governato bene» e «il Veneto è diverso dal caso Campania» perché Zaia ha recepito la legge nazionale mentre De Luca lo ha strumentalmente fatto solo ora, è il ragionamento della senatrice veneta Erika Stefani. A lei si è aggiunto il lombardo Gian Marco Centinaio, che da giorni punta i piedi sul terzo mandato ripetendo che «è una questione di democrazia, non di nomi» e che è «assurdo» per per i parlamentari un vincolo di mandati non ci sia. 

«Dobbiamo prendere atto della scelta dei nostri alleati, anche se non la condividiamo», ha aggiunto, richiamando però la posizione contraria di Calderoli e chiedendo un confronto aperto con tutti i partiti, non solo di centrodestra. Peccato che, allo stato attuale, l’unico partito favorevole ai tre mandati sia proprio la Lega, e i silenzi del segretario fanno pensare che la questione non sia nemmeno in cima alla sua agenda.

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