La strategia del controcanto di Matteo Salvini alla premier continua. Dopo lo scontro tra Giorgia Meloni e sindacati per il dl lavoro e la proclamazione delle tre manifestazioni interregionali a maggio, il ministro dei Trasporti ha aperto al dialogo con Cgil, Cisl e Uil. Di più, le ha invitate al ministero (insieme anche all’Ugl, sindacato di riferimento del centrodestra) per «parlare di quello che stiamo facendo: stiamo creando lavoro.

Dire di no al ponte sullo Stretto, alla alta velocità, alla diga di Genova, alla tirrenica, alle dighe e alla dorsale adriatica per ideologia non fa bene al Paese», ha detto a radio Rtl 102.5. «Spero non sarà domenica sera alle 19», è stata la risposta polemica del segretario della Cgil, Maurizio Landini, ricordando come il governo si sia attivato con i sindacati per una riunione lampo a provvedimento Lavoro già praticamente chiuso per essere portato in cdm.

L’incontro tra Salvini e sigle sindacali dovrebbe concretizzarsi la prossima settimana, dopo la manifestazione unitaria di sabato 6 maggio a Bologna, a cui hanno aderito anche il Pd, la Sinistra e il Movimento 5 stelle. Il clima, quindi, sarà già di mobilitazione. Anche perchè dopo la mano tesa, Salvini non ha rinunciato alla stoccata: «un sindacato che annuncia uno sciopero contro l'aumento degli stipendi degli operai e dei lavoratori non l'ho mai sentito nella storia dell'uomo».

In realtà, la manifestazione ha alla base il fatto che il governo abbia di fatto rinunciato alla concertazione nello scrivere il dl lavoro e che le cifre presentate, con l’aumento di circa 100 euro di stipendio, vale solo se lo si calcola negli ultimi sei mesi dell’anno. Mentre per pensioni e fisco ancora non ci sono novità sostanziali.

La strategia

Eppure, l’apertura di Salvini è una scelta in controtendenza rispetto alla linea fino ad oggi seguita da Meloni. In questo modo, il segretario della Lega si è posto come interlocutore con il suo dicastero, che gestisce dossier chiave sia per il Pnrr che per lo sviluppo e su cui il governo punta per creare indotto. Una direzione, questa, che andrebbe nella direzione auspicata dalla Cisl che con il segretario Luigi Sbarra aveva chiesto «dialogo» e plaudito al taglio del cuneo fiscale. Scettico invece Landini, secondo cui «se il governo vuole confrontarsi deve iniziare a rispondere alle cose che abbiamo chiesto e capire se, prima di prendere le decisioni, vuole sentire anche il nostro parere». Certo è che la forza della mobilitazione di maggio è l’unità delle tre sigle sindacali, anche se le loro posizoni non sono perfettamente sovrapponibili. Per continuare a muoversi unitariamente, quindi, andranno contemperate le diverse sensibilità.

Il dialogo con il ministero del Trasporti riguarderà opere pubbliche, cantieri e sicurezza sul lavoro, secondo il dicastero sarà convocato «con congruo anticipo» ed è un tavolo di confronto non mancabile, soprattutto viste le chiusure del resto del governo.

Dal punto di vista concreto però tutto è ancora fermo al piano dello scontro. Se il governo rivendica l’aumento salariale, la Cgil guida il fronte più duro contro le misure una tantum e la mancanza di «interventi strutturali», attaccando sulla mancanza di previsioni di spesa per il rinnovo dei contratti pubblici e le disuguaglianze del sistema fiscale. La scommessa dei sindacati è quella di mobilitare le piazze e i soggetti rimasti tagliati fuori dagli interventi dell’ultimo provvedimento, ingrossando le file dell’opposizione al metodo dell’esecutivo. Con l’obiettivo parallelo di spingere – e forse riunire – anche il fronte politico.

 

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