L’inchiesta giudiziaria e quella giornalistica proseguono di pari passo sulla gestione di Visibilia e Ki Group, le due società legate a Daniela Santanchè. Il 5 luglio la ministra del Turismo ha esposto le sue ragioni tramite un’informativa urgente al Senato. Negli ultimi giorni ha però negato ulteriori risposte alla stampa.

Lunedì sera sulla vicenda è tornata Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci. Il programma ha dato spazio alle dichiarazioni di Federica Bottiglione, ex dipendente di Visibilia che – al contrario di quanto affermato dalla ministra, avrebbe lavorato nonostante fosse in cassa integrazione a zero ore: la dipendente avrebbe ricevuto i pagamenti camuffati dietro un «rimborso chilometrico».

Visibilia e Ki Group

Report ha trasmesso un fact checking sulle affermazioni rese dalla ministra a palazzo Madama, parlando di «false rappresentazioni della realtà pronunciate da Santanchè durante il suo intervento in Senato». La ministra del Turismo «ha sostenuto che la sua partecipazione non abbia mai superato il 5 per cento di Ki Group. Ma fin dal 2013 Santanchè possedeva il 14,9 per cento di controllo della società e aveva sottoscritto un patto parasociale che la poneva nella governance», ha detto Ranucci.

Santanchè ha affermato di essere entrata nella società solo per aiutare il figlio. «Ma all’epoca in cui è stata nominata presidente, il figlio aveva appena 16 anni. Che ci fosse un suo tornaconto personale lo dimostrano documenti interni che rivelano la partecipazione della società all’aumento di capitale di Visibilia sin dal 2013».

Il servizio firmato da Giorgio Mottola ha poi messo in dubbio l’entità degli emolumenti percepiti da Santanchè, che in aula ha detto di non aver mai superato i 100 mila euro lordi: «Documenti interni della società dimostrano che i suoi compensi superavano i 400mila euro lordi all’anno anche quando la società perdeva milioni di euro».

La richiesta di dimissioni

Le nuove accuse hanno fatto insorgere Partito democratico e Movimento 5 stelle, che con molti esponenti ne chiedono le immediate dimissioni. «Santanchè ha mentito in parlamento, ogni minuto che passa senza le dimissioni da ministro è un’onta per le istituzioni», ha detto Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd.

Dello stesso avviso anche i parlamentari Cecilia D’Elia e Filippo Sensi e la vice capogruppo alla Camera Simona Bonafè: «Le nuove notizie che emergono rendono la sua permanenza al governo non più tollerabile, è evidente l’imbarazzo di Meloni».

Sulla stessa linea anche i senatori del M5s, la cui proposta di sfiducia pare destinata a essere accolta anche da Pd e Avs: «Il quadro autoassolutorio mostrato in Senato fa acqua da tutte le parti, sarebbe auspicabile che Meloni mettesse fine a questa pantomima».

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