La ministra del Turismo Daniela Garnero Santanché oggi è andata al Senato per riferire degli affari poco trasparenti delle sue società, sui Tfr non ancora pagati ai dipendenti e della cassa integrazione a zero ore forse impropriamente usata, oltre ai misteriosi affari del fondo di Dubai Negma. Ma prima di raccontare ai parlamentari la sua versione dei fatti, dopo le inchieste giornalistiche di Report, del Fatto e di Domani, ha attaccato duramente questo giornale. Perché in mattinata aveva dato conferma della notizia che la ministra negava da mesi.

Ossia che è indagata dalla procura di Milano: «Da Domani una campagna di vero e proprio odio nei miei confronti», ha detto lei. La verità è che non ci credono del tutto nemmeno i suoi compagni di maggioranza. Che ieri, invece di dirsi certi della sua innocenza, si sono limitati a ricordare blandamente che non c’è stato per ora alcun processo, e che dunque la fiducia va rinnovata. Di fronte alla maggioranza in imbarazzo, il Movimento 5 stelle ha così deciso di fare il grande passo: presentare una mozione di sfiducia individuale.

L’esecutivo ha partecipato in forze alla seduta, presieduta dal fidato Ignazio La Russa (nonostante la ministra abbia poi ammesso che il presidente del Senato ha avuto davvero a che fare con i suoi affari: un «intervento professionale, peraltro amichevole, dello studio legale La Russa nella vicenda della quale ci stiamo occupando», ha detto). La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era in Polonia, e ha lasciato un vuoto evidente nei banchi di governo.

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, cognato della premier, è rimasto seduto di bordo, e appena Santanchè ha finito di parlare se ne è subito andato.

La ministra nel suo intervento non ha chiarito molte cose emerse negli ultimi mesi. Su Visibilia, il suo ruolo in Ki group, le accuse circostanziate dei suoi ex dipendenti. Soprattutto, ha mentito in alcune occasioni: in primis, ha detto che la notizia dell’iscrizione data da Domani era «segretata, vi pare normale che un giornalista può scrivere cose segretate ignote all’interessato e ai suoi avvocati» (non erano secretate da mesi). Per poi spiegare che lei non aveva alcun controllo della Ki grupo srl (una delle società su cui i media hanno indagato) avendo «solo il cinque per cento» della stessa. Fatto vero, ma risulta pure che dai documenti societari una srl di cui la ministra possiede il 95 per cento delle quote, la Immobiliare Dani, fa parte di un patto parasociale proprio per «l’esercizio del controllo congiunto» di Ki group srl, «efficace dal primo gennaio 2021».

Guardarli negli occhi

Dopo le parole della Santanchè, il Movimento 5 stelle ha deciso di fare la sua mossa. L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di lanciare una mozione di sfiducia individuale presentandola con Stefano Patuanelli. Il capogruppo ne ha dato anticipazione durante il suo intervento in aula. Mentre parlava ha fatto riferimento alla tribuna degli ospiti: «Ennio, Luca, Raffaella, Maria, Milena e Monica. Non so se le riconosce, ma sono suoi ex dipendenti, ai quali va il nostro applauso».

E le ha chiesto: «Oggi è in grado di guardare quei suoi ex dipendenti negli occhi? Non lo so». L’intervento è finito tra le urla “dimissioni, dimissioni”.

Il testo del documento parla di «condotte spregiudicate». Pd, M5s e anche Italia viva (Enrico Borghi, in questo caso per difendere la ministra) hanno ricordato tutte le volte che Meloni ha mostrato il suo lato giustizialista. Antonio Misiani l’ha persino citata: «Le dimissioni sarebbero un gesto importante e significativo, un forte segnale di rispetto verso le istituzioni. Non sono parole mie: sono parole di Giorgia Meloni». In quel caso parlava alla ministra Josefa Idem per «Imu non pagata per poco meno di 3.000 euro».

La Russa si è detto sollevato: «Ringrazio anche tutti i colleghi, perché devo dire che complessivamente chi si aspettava che il Senato rispondesse in un certo modo è rimasto invece deluso».

Ma questa è la versione ufficiale. Gli applausi freddi e i “buu” delle opposizioni quando Alberto Balboni di Fratelli d’Italia ha cercato di difenderla, raccontano un’altra storia. Quando questo giornale ha chiesto alla ministra del Lavoro Marina Calderone se era soddisfatta delle risposte di Santanchè, ha preferito scappare via. La segretaria del Pd Elly Schlein ha annunciato che anche il Pd voterà per la sfiducia. Che, se la maggioranza resterà compatta, non ha ovviamente alcuna possibilità di passare.

Meloni, però, non potrà rimandare ancora a lungo di decidere se esporsi o no per la ministra che tanto ha voluto, e che adesso crea più imbarazzi a Palazzo Chigi di quanto nessuno – dentro Fratelli d’Italia – avrebbe mai immaginato.

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