Sull’intenzione di sciogliere Forza nuova dopo l’assalto alla Cgil del 9 ottobre alla fine la politica ha deciso di non decidere. Ieri alla Camera hanno votato a favore delle conclusioni della mozione sullo scioglimento 225 deputati su 424 presenti, con 198 astenuti. Un voto contrario. Il testo era stato presentato dal Pd e sottoscritto da Movimento 5 stelle, Liberi e uguali e Italia viva, ma, anche se non è diventato un ordine del giorno come al Senato, il testo è stato riformulato, e il dispositivo è stato moderato ancora una volta, trasformando la richiesta in un impegno «a valutare» le modalità per scongiurare la «riorganizzazione del disciolto partito fascista» e «a quanto di competenza» per lo scioglimento di Forza nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista secondo la Costituzione.

Il governo, rappresentato dal sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto, ufficialmente si è rimesso al parlamento, ma, come fatto arrivare forte e chiaro da palazzo Chigi ai parlamentari, l’esecutivo preferisce aspettare la magistratura, e le forze politiche di governo si sono adeguate.

Le altre mozioni

Oltre a quella del Pd, alla Camera c’erano altre due mozioni. La contromozione del centrodestra, presentata da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con l’Italia, nelle premesse equiparava gli autori dell’assalto alla Cgil, i manifestanti del G8 e i No tav, e chiedeva di intervenire su tutti i movimenti eversivi verificando le circostanze dell’attacco di Forza nuova.

A quelle di centrodestra e di centrosinistra si è aggiunta una terza mozione, presentata da L'Alternativa C'è – composto da ex membri del Movimento 5 stelle, primo firmatario il No-green pass Pino Cabras – e poi sottoscritta da altri ex pentastellati del gruppo misto. Il testo da una parte invitava «a garantire il massimo grado di libertà per tutte le manifestazioni pacifiche», dall’altra, una volta ottenuto il parere della magistratura, chiedeva di sciogliere Forza nuova e di confiscargli i beni citando le inchieste di Domani che hanno ricostruito il flusso di denaro che coinvolge il leader del partito di estrema destra Roberto Fiore. Il governo ha chiesto di togliere il riferimento alle inchieste, ma i deputati si sono rifiutati. Della mozione sono state perciò bocciate le premesse e la parte sulla libertà di manifestare, anche se poi Scalfarotto ha specificato che per la parte finale il no del governo derivava dal fatto che la richiesta rientrava in un automatismo e si è di nuovo rimesso al parlamento, così è passata la richiesta di confisca dei beni qualora il movimento di estrema destra verrà sciolto.

Le astensioni

Così come accaduto al Senato, le mozioni di centrodestra e di centrosinistra sono state entrambe approvate dai loro presentatori con l’astensione delle altri parti politiche. Quella di centrodestra altrimenti non avrebbe raggiunto la maggioranza. Dopo il voto a palazzo Madama di mercoledì, la mattina si era aperta con i Tweet. Per il segretario del Pd Enrico Letta «non vi è alcun passo indietro sulla nostra richiesta di #scioglimento di #Forzanuova. Lo dico con la massima chiarezza possibile rispetto a fantasiose interpretazioni che leggo in giro».

Dopo quelle di Pasolini a palazzo Madama, da parte della destra si sono aggiunte le citazioni di Leonardo Sciascia: «Il più bell’esemplare di fascista in cui ci si possa imbattere oggi è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è» ha detto Alessandro Cattaneo di Forza Italia. Fratelli d’Italia, tirato in ballo a più riprese dopo le inchieste di Fanpage che hanno mostrato i collegamenti con gli ambienti di estrema destra, continua a dirsi vittima degli attacchi altrui e dà la colpa al governo per non essere intervenuto autonomamente su Forza nuova.

Poi «non abbiamo difficoltà a condannare il fascismo, il nazismo e il comunismo» ha detto Tommaso Foti. Per il leghista Cristian Invernizzi quello guidato da Roberto Fiore e Giuliano Castellino «è un atto stupido, che va nel penale». Ma se l’è presa con l’antifascismo: «Rischia di diventare una macchietta».

Budini e caciara

Sia la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni sia Letta erano presenti in aula, ma nessuno è intervenuto. Federico Fornaro (Leu), durante la dichiarazione di voto, ha replicato al centrodestra che mettere tutto insieme è «buttare tutto in caciara» ed è «un insulto». La capogruppo del Pd Debora Serracchiani ha detto che «tutti avremmo dovuto condannare la matrice fascista» ma il Pd non ha votato contro la mozione di centrodestra in cui la parola fascismo in relazione ai fatti del 9 ottobre non viene mai menzionata.

Se non si fosse opposto l’ex M5s Andrea Colletti, anche ieri si sarebbe votato per alzata di mano senza che il voto fosse subito evidente. Emanuele Fiano del Pd si è accodato alla sua richiesta. Cabras ha commentato che i testi approvati «hanno la pregnanza amministrativa di un budino». La Cgil ha ribadito a Domani che da parte del sindacato resta la richiesta di scioglimento di Forza nuova: «Aspettiamo».

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