È una situazione più che allarmante quella in cui versano gli edifici scolastici pubblici in Italia. Strutture fatiscenti, al punto che il 53% non ha il certificato di agibilità e sono meno della metà (il 45%) quelle che hanno il collaudo statico. Per non parlare della messa in sicurezza dei solai, il cui crollo rappresenta ad oggi la principale causa di incidenti: solo il 10,9% degli edifici è stato oggetto di interventi adeguati e appena il 31,2% ha beneficiato di indagini diagnostiche negli ultimi cinque anni.

E le percentuali si fanno ancor più pesanti quando si parla di sicurezza antisismica: nel 54,8% degli edifici non si è ancora proceduto con le verifiche di vulnerabilità e sono meno del 15% le strutture che sono state progettate o adeguate alle prescrizioni di legge e che si trovano nei territori più a rischio.

Il report

A mappare il degrado è Legambiente in un report che ha preso in esame oltre 7mila edifici scolastici (fra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado) in 97 comuni capoluogo. E il report, oltre a fare il punto sui numeri 2024 propone un excursus degli ultimi 25 anni in cui «si sono compiuti pochi passi avanti» con una manutenzione altalenante e una media di fondi per quella ordinaria che, dal 2009 al 2024, è stata tra 5.000 e i 13.000 euro per edificio.

Peraltro dal 2018 si è assistito a una progressiva risalita della quantità di edifici che necessitano di interventi urgenti: ci si era stabilizzati nel range 30-35% nello scorso decennio ma nel 2024 si è balzati al 40%. «La scuola pubblica italiana ha bisogno di investimenti regolari e consistenti nella manutenzione straordinaria e in quella ordinaria – evidenzia Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente –. Seppure da anni vengono stanziati nuovi fondi per l’edilizia scolastica questi continuano a risultare estremamente frammentati, sia per fonte che per livello di governo, generando una dispersione che ostacola la pianificazione strategica e la trasparenza nell’allocazione delle risorse».

Marcia a ritmo di lumaca anche la sfida delle rinnovabili: gli interventi per l’efficientamento energetico riguardano solo il 16% degli edifici e appena il 6,5% di quelli con certificazione energetica risulta in classe A (il 66,6% si colloca nelle ultime tre classi energetiche, ossia E, F, G) e risulta marginale l’adozione di impianti “green”, in particolare fotovoltaici, appena a quota 21%. Resta il rischio amianto, una notizia quest’ultima che aggiunge il carico da novanta considerato che ne va della salute degli studenti e del personale scolastico.

E Legambiente segnala che la situazione potrebbe persino peggiorare di qui ai prossimi anni tenendo conto che lo scorso anno la spesa per la manutenzione straordinaria è nettamente calata attestandosi a una media nazionale di poco più di 39mila euro per edificio (e la spesa effettiva si è fermata a 29mila euro) a fronte degli oltre 43mila degli ultimi cinque anni con il Sud a fare come di consueto la parte di ultimo della classe. E anche per quel che riguarda la manutenzione ordinaria la media di spesa di attesta attorno agli 8.300 euro per edifici, insufficiente secondo Legambiente e ancora una volta con forti discrepanze Nord-Sud.

Nel report di Legambiente riflettori puntati anche sulla scarsa qualità dei servizi: il tempo pieno è attivo nel 38% delle classi, il servizio mensa nel 73,7% degli edifici, le strutture sportive solo nel 50% delle scuole ma meno della metà è accessibile in orario extrascolastico nel Mezzogiorno. E negli ultimi 25 anni si registra un arretramento del servizio scuolabus.

A fronte di una situazione critica Legambiente ha stilato una serie di proposte fra cui spiccano il potenziamento dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica con dati aggiornati sullo stato degli interventi e sui relativi finanziamenti e la messa a punto di un piano strutturale e coordinato per la riqualificazione del patrimonio scolastico pubblico. Ma la priorità nazionale deve essere il completamento delle indagini diagnostiche e la messa in sicurezza dei solai in tutte le scuole, insieme all’adeguamento sismico e alle verifiche di vulnerabilità strutturale, da realizzare con urgenza soprattutto negli edifici situati nelle aree a rischio sismico.

L’allarme dei dirigenti scolastici

Nei giorni scorsi intanto l’ennesimo appello al governo da parte del sindacato dei dirigenti scolastici (Dirigentiscuola): «Da oltre un anno i dirigenti scolastici hanno l’acqua alla gola, e il ministero finge di non accorgersene», denuncia il presidente Nazionale Fratta. Lunga la lista di “criticità di sistema”, – dalle troppe reggenze ai numerosi cambi di dirigenza, dalle segreterie non strutturate ai piani di dimensionamento – «che di fatto rendono impossibile rispettare i termini di scadenza dei progetti Pnrr», evidenzia il sindacato in una nota ricordando di aver già segnalato a ministero le difficoltà in due missive datate 19 giugno e 2 settembre «rimaste inascoltate o, peggio, oggetto di riscontri irrealistici e superficiali». E un’ulteriore richiesta di proroga “tecnica” sulle scadenze è stata inviata al Dg Unità di missione per il Pnrr Simona Montesarchio.

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