«Breve azione di cariche di alleggerimento», «lanci di pietre, uova e bottiglie di vetro a cui la polizia ha reagito con alcune cariche», «la questura ha fatto sapere che l’iniziale sit-in si è trasformato in un corteo», «circa 200 partecipanti hanno cercato in tutti i modi di forzare gli sbarramenti delle forze di polizia, anche con l’utilizzo di un furgone».

A leggere sui giornali le (scarse) cronache di ciò che sarebbe accaduto ieri in alcune piazze d’Italia viene da pensare che gli studenti abbiano manifestato contro l’alternanza scuola/lavoro con ferocia, armati fino ai denti, con le forze dell’ordine costrette a difendersi utilizzando misura e senso delle proporzioni. Peccato che le cose siano andate molto diversamente e che l’accaduto sia di una gravità inaudita, perché decine di studenti inermi sono stati manganellati da poliziotti inspiegabilmente accaniti e violenti.

A Milano, circa duecento ragazzi tra studenti, anarchici ed esponenti di centri sociali, volevano raggiungere la sede di Assolombarda per deporre una simbolica trave d’acciaio in cartapesta insanguinata.

Dai video di Local Team si vede chiaramente che qualche ragazzo butta giù delle transenne per poi indietreggiare. Qualcuno, in un seguente momento, lancia verso la polizia delle uova con della vernice rossa che doveva simboleggiare il sangue dello studente Lorenzo Parelli, morto durante uno stage nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro.

Violenza unilaterale

Non c’è violenza, nessuno aggredisce i poliziotti. Molti ragazzi  e ragazze sono minorenni. Lo so perché tra quei ragazzi c’era anche mio figlio, che ha 17 anni. Ed era insieme a coetanei, alcuni suoi compagni di classe. Non ha lanciato nulla, era lì a manifestare, a ritrovare un ragione per sentirsi vivo e stimolato da una causa che reputava giusta dopo anni di dad, lockdown e pandemia.

Si sente chiaramente che un poliziotto li minaccia, mentre il corte è fermo: «Se tirate un altro uovo vi carichiamo», dice. Qualcuno lancia un uovo, che cade sull’asfalto. La polizia allora li carica, manganella ragazzini e ragazzine sulla testa, sulle gambe, sulla schiena.

Mio figlio, come molti altri, prende una manganellata in testa, cade, smarrisce una scarpa. Per un attimo perde coscienza, lo tirano su dei suoi amici che erano più indietro e che l’hanno scampata. Un ragazzo invece resta a terra, viene picchiato mentre è sull’asfalto, perde sangue dalla testa, va al pronto soccorso. Una sua amica, anche lei diciassettenne, è stata manganellata sulle gambe, altre hanno ematomi sulle braccia. Sono tutti increduli e spaventati.

Due approcci diversi

A Torino è andata peggio. I video – numerosi e da diverse angolazioni – raccontano un tentativo dei ragazzi di avanzare oltre lo sbarramento dei poliziotti. Sono forse un centinaio e non si vede alcun furgone (come raccontato dalla questura) che avanza in direzione dei molti poliziotti presenti. Il furgone bianco è parcheggiato, aperto e con delle casse per la musica all’interno.

Per la cronaca, sono gli stessi poliziotti che il giorno prima, a Torino, si lasciavano insultare senza reazione alcuna dai manifestanti no pass («dovete sputarvi in faccia», tra gli apprezzamenti documentati in alcuni video) e che presidiavano l’università all’interno della quale c’erano gli stessi manifestanti no pass che l’avevano illegalmente occupata.

Quello che è accaduto a Torino è che la polizia ha attaccato con ben quattro cariche gli studenti in Piazza Arbarello. I video raccontano una verità precisa, e cioè ragazzi che cercavano di parlare con i poliziotti chiedendo il perché di tanta foga («Perché ci picchiate, potremmo essere vostri figli», dice una giovanissima a un poliziotto), qualche ragazzo che faceva pressione sugli scudi per avanzare e la polizia che colpiva in testa e sul corpo giovani indifesi, alcuni con le mani alzate, altri di spalle.

I feriti sono stati una ventina, qualcuno è stato portato via in ambulanza sanguinante, altri erano in stato di shock con traumi alla testa e al corpo. Un video mostra un poliziotto mentre mette le mani al collo a un ragazzo con un altoparlante in mano, che chiede perché stiano picchiando ragazzi di 15 anni.

Resta da capire il perché di tanta violenza gratuita su ragazzi che erano nel piazze per una causa complessa e giusta come quella della sicurezza sul lavoro e la ragione per cui a Milano, Napoli e Torino l’atteggiamento delle forze dell’ordine sia stato così ferocemente compatto.

Che fa il governo?

Le manifestazioni no-vax vanno avanti da mesi paralizzando città, con cortei che non rispettano percorsi stabiliti e manifestanti facinorosi e insultanti, ma mai le forze dell’ordine sono ricorse ai manganelli.

Chissà perché dei semplici studenti che solidarizzavano con un coetaneo morto sul lavoro e al massimo hanno tirato un uovo con della vernice sono stati picchiati a sangue. E chissà perché le (poche e inesatte) ricostruzioni giornalistiche riportano solo la versione della questura, senza tener conto di cosa raccontano i video. E i ragazzi. Quelli che - si dice - hanno pagato il prezzo più alto in questa pandemia e che, a quanto pare, continuano a pagare.

Nel frattempo, attendiamo che la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese si pronunci sull’accaduto, sperando che non se la prenda comoda come il premier Mario Draghi, quando c’è da rassicurare i cittadini su qualunque cosa.

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