l’aumento della spesa militare

Tanti soldi per l’esercito ma i soldati restano precari

Marco Alpozzi
Marco Alpozzi
  • C’è il rischio che l’aumento delle spese militari non sia accompagnato dal superamento del precariato che riguarda circa 24mila giovani soldati quasi tutti reclutati nelle cinque grandi regioni del sud e usati in ogni parte del mondo, dall’Iraq all’Afghanistan e ora l’Europa dell’est.
  • Trattati come paria, senza contratto di lavoro, pagati 1.200 euro al mese, costretti a lasciare le famiglie e a emigrare nelle caserme del nord perché non sono mai stati costruiti i 50mila alloggi di servizio programmati.
  • Lo stato maggiore dell’Esercito teme che molti di loro in queste condizioni lascino la divisa per rifugiarsi magari nel reddito di cittadinanza e quindi corre ai ripari: «Valutare bene le domande di congedo anticipato».

La guerra in Ucraina e la minaccia russa all’Europa, la pressante richiesta che da almeno otto anni la Nato invia agli stati membri per accrescere l’impegno militare e, infine, gli avvicendamenti in vista consiglio straordinario Nato del 24 marzo hanno forzato i tempi per una decisione che in condizioni normali o non sarebbe stata presa oppure sarebbe stata almeno discussa in maniera più ponderata. L’Italia aumenterà la spesa militare fino al 2 per cento del Pil, passando dagli attuali 25 milia

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