Nel nuovo decreto il governo varerà nuove misure anti-Covid, in ballo smart working, didattica a distanza, e chiusure anticipate di bar e ristoranti. 

Fonti di Palazzo Chigi specificano che è iniziato da giorni un confronto con i capi delegazione – richiesta avanzata giovedì dal capo delegazione del Pd, Dario Franceschini – ed è proseguito con gli incontri con le regioni, gli enti locali e anche con il comitato tecnico scientifico.

«Le uniche misure di restrizione veritiere – specifica Palazzo Chigi – saranno quelle contenute nel dPCM che verrà emanato non appena definito il quadro di intervento». Le comunicazioni ufficiali avverranno con una conferenza stampa del presidente del Consiglio nella serata di domenica 18 ottobre.

Intanto si contina a trattare. Il ministro della Salute Roberto Speranza sabato pomeriggio ha chiesto una riunione del Comitato tecnico scientifico.  Le Regioni continuano a spingere per la riduzione degli studenti a scuola, ma hanno aperto a una soluzione di mediazione. Il ministro della Salute propone di innalzare in maniera più netta l’obbligo di smart working come aveva fatto prima del varo del decreto che a breve verrà superato dal nuovo.

La posizione di Speranza

Speranza ha detto che la mossa sullo smart working è prioritaria: «serve una mossa netta su smart working, direi di arrivare anche al 70-75 per cento» ha detto nel corso del vertice.

A questo si aggiungono nuove ipotesi sulla movida e l’intrattenimento: «Ci sono ancora luoghi in cui la mascherina non è utilizzata: sport di contatto - ad eccezione dei professionisti che seguono protocolli -, sugli eventi capiamo insieme dove fissare l'asticella; su movida potremmo fare uno sforzo in più, capiamo se una stretta sugli orari serali per evitare assembramenti». Il tema dei trasporti resta centrale. Il problema è il decongestionamento per diminuire le probabilità di contagio nell’ora di punta: «lavoriamo insieme», ha detto alle regioni.

La risposta di Bonaccini

Il presidente della Conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini, dopo l'incontro di stamattina ha pubblicato un comunicato. «La fase che stiamo attraversando richiede una risposta di sistema e di massimo raccordo tra Governo-Regioni».

La necessità della didattica a distanza espressa da Bonaccini e negata dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ha quasi portato allo scontro tra governo e territori. Adesso si discute. Bonaccini ha spiegato: «Apprezziamo il fatto che il governo confermi la volontà di lavorare insieme con le regioni, condividendo preventivamente l'analisi degli scenari e gli ambiti applicativi di un prossimo provvedimento», ricordando che «questo lavoro di squadra ha già dato frutti molto positivi nei mesi scorsi, quando ci trovammo a essere il primo paese colpito dal virus tra quelli occidentali».

Il presidente  della conferenza però cede fino a un certo punto  e ha chiesto «un ulteriore sforzo per cercare una più netta differenziazione degli orari scolastici».  Per questo le regioni portano avanti l’ipotesi di didattica mista con ricorso alla didattica a distanza per gli alunni delle superiori e delle università: «non possono essere escluse ipotesi di una didattica mista – anche con ricorso alla didattica a distanza - per gli studenti universitari e per quelli degli ultimi anni delle scuole superiori».

Nonostante riconoscano la necessità di limitare gli assembramenti, le regioni sono invece contrarie alla chiusura dei ristoranti: «Non mi pare però - ha detto Bonaccini- che i ristoranti e gli esercizi che assicurino posti a sedere nel rispetto dei protocolli debbano rientrare in questa categoria».

In caso contrario chiedono che il governo compensi le perdite dei ristoratori: «Va da sé - ha ribadito il presidente dell'Emilia-Romagna - che i settori che dovessero essere toccati da provvedimenti più restrittivi meriterebbero da subito misure di sostegno e ristoro».

Anche Bonaccini ha confermato la volontà di «interventi per rafforzare il ricorso allo smart working» a partire «dalla pubblica amministrazione».

Anche se questo punto sembra mettere d'accordo il ministero della Salute e le regioni però non è detto che sia praticabile. Il ministero della Pubblica amministrazione, che a breve avrebbe dovuto emanare un decreto per organizzare il lavoro a distanza, come riferito a Domani, potrebbe essere in difficoltà ad alzare la soglia. La Pa infatti gestisce servizi necessari alle imprese e ai cittadini e molti dipendenti non possono lavorare da remoto.

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