La Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha confermato l’ergastolo per l’ex terrorista nero dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar), Gilberto Cavallini, per la strage del due agosto 1980 alla stazione di Bologna. 

La novità della sentenza è che l’imputazione per Cavallini è per strage politica e non più strage comune. La camera di Consiglio «ha accolto l’appello della Procura della Repubblica che aveva impugnato la sentenza di primo grado nella parte in cui aveva derubricato la strage da politica a comune», queste sono state le parole del sostituto procuratore Nicola Proto. 

Bisognerà leggere attentamente le motivazioni della sentenza, ma secondo Proto questa potrebbe tendere verso «una bocciatura della tesi dello spontaneismo dei Nar».

Il processo di primo grado

Durante il processo di primo grado – iniziato nel 2017 e concluso nel 2020 –  la Corte d’Assise di Bologna aveva condannato all’ergastolo Cavallini solo per strage comune e non per strage politica. Questo perché la Procura nel capo d’imputazione aveva definito i Nar una banda armata “spontaneista”, tanto che l’operato dei pm era stato criticato dalla stessa Corte.

Proto però ha sempre definito questo argomento «giuridicamente insostenibile» perché il fatto che i Nar fossero spontaneisti «non toglie che potessero commettere una strage con finalità eversive». Ma c’è di più, per il sostituto procuratore la tesi che i Nar fossero spontaneisti era già stata superata dalla sentenza di primo grado che ha condannato all’ergastolo per concorso nella strage un altro militante fascista, questa volta di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini.

Paolo Bellini

Nel 2022 Paolo Bellini è stato condannato in primo grado all’ergastolo con un anno di isolamento diurno per concorso nella strage. Il suo nome è comparso sia nei processi subito successivi alla strage che in quello a Gilberto Cavallini. Il suo di processo era iniziato ad aprile 2021, nel cosiddetto «processo ai mandanti».

Bellini era stato accusato di aver partecipato al massacro insieme ad altre persone già condannate e soprattutto insieme a Licio Gelli, fondatore e capo della loggia massonica P2. Ed infatti per condannare Bellini è stato fondamentale per la Corte il “documento Bologna”, attribuito proprio a Gelli, in cui sono segnate indicazioni e cifre pagate agli esecutori materiali della strage. 

È sulla base del documento Bologna che Proto può affermare che i Nar non sono stati un gruppo spontaneista, ma anzi che agirono «con i servizi deviati o con elementi della massoneria». 

La motivazione della sentenza di Bellini poi va oltre perché si legge che «il quadro indiziario è talmente corposo da giustificare l’assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica internazionale da quelle figure, quale contesto operativo della strage di Bologna».

Tra depistaggi e passi indietro in quarant’anni la magistratura ha accertato le responsabilità di quattro  membri dei Nar: Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, assieme a Paolo Bellini di Avanguardia Nazionale. Non solo, le sentenze hanno anche individuato la complicità di alcuni ufficiali dei servizi segreti e hanno stabilito che gli esponenti di alto livello della P2 oltre a ispirare la strage e poi tentare di depistare le seguenti inchieste hanno avuto un ruolo ancora più attivo.

Riscrivere la storia

Non sono passate inosservate le omissioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione dell’anniversario della strage del 2 agosto. Ha parlato di terrorismo, ma ha evitato di specificare la parola neofascista. Come ha ricordato Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi «la magistratura ha accertato le responsabilità dei neofascisti e l’intreccio di poteri occulti dietro quella strage. Eppure sono ancora in corso, in particolare da parte di dirigenti di Fratelli d’Italia tentativi di negazionismo e più in generale manovre per riscrivere la storia del decennio delle stragi nere».

© Riproduzione riservata