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Pos e benzina, la retromarcia dei taxi delusi dalle prime mosse di Meloni

Foto LaPresse
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  • L’approdo a palazzo Chigi di Giorgia Meloni è stato salutato con favore dai tassisti, categoria che conta su 40mila licenze attive, rappresentando una delle lobby più potenti. Ed è diventata una colonna elettorale delle destre.
  • Dopo oltre due mesi, l’esecutivo non ha fatto quanto si attendeva: non è stata digerita la cancellazione della norma che aumentava la soglia per rifiutare i pagamenti con carta.
  • Un duro colpo alla categoria arriva dal rincaro dei prezzi della benzina. Tanto che, adesso, la parola «protesta» non è più tabù nemmeno con un governo Meloni.

L’idillio non si è ancora spezzato, ma tra la vicenda dei pagamenti del pos e il caro carburante il rapporto non è più quello di qualche mese fa, quando Fratelli d’Italia dall’opposizione era il principale referente politico dei tassisti. Tanto da ingaggiare un duello, in parte vinto, nel centrodestra con la Lega, storicamente paladina delle auto bianche. Ma la categoria inizia a sentire aria di tradimento, nonostante agli atti restino varie iniziative del passato intraprese dal partito di Gior

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