Gli abbonati difendono Stéphane Lissner, il sovrintendente del Teatro San Carlo con un appello inviato al Corriere del Mezzogiorno. Per loro la sua destituzione stabilita per decreto dal governo Meloni per lasciare spazio all’ex ad Rai, Carlo Fuortes, è «uno dei giorni più tristi della democrazia»: «Caro direttore», comincia la lettera che ha raccolto oltre 200 firme, «questo è uno dei giorni più tristi per la democrazia, il rispetto delle regole, la cultura.

Il decreto del Consiglio del ministri del 4 maggio 2023 ad (contra) personam, destituendo entro il 10 giugno Stéphane Lissner è uno schiaffo non solo verso chi ha ridato dignità al San Carlo, la vera managerialità internazionale, il rispetto per il saper, voler e dover fare, ma verso noi tutti melomani, abbonati, sostenitori in diverse forme del teatro, che abbiamo seguito con orgoglio in questi ultimi anni, sintetizzati con una sola parola: rinascita».

Per loro è un atto irragionevole e privo di logica «che prova a ricondurre, secondo orientamenti propri di un nazionalismo provinciale, la cultura e l’arte negli argini della più retriva burocrazia». La battaglia è stata appoggiata da firmatari provenienti da Italia, Svizzera, Francia, Belgio, Germania, Polonia, Romania, Norvegia, Austria, Spagna, Grecia, Canada, Stati Uniti e Argentina.

Attualmente la legge prevede che, chi è già dipendente degli enti lirici, possa restare in carica, anche se pensionato, anche qualora abbia compiuto 70 anni, mentre chi riceve una pensione all’estero o comunque non percepisce alcun trattamento pensionistico in Italia, non abbia limiti di età.

Il nuovo testo stabilisce che alla data di entrata in vigore del decreto, coloro che abbiano compiuto il settantesimo anno di età, cessino lascino la loro carica indipendentemente dalla scadenza degli eventuali contratti in corso.

Il ministero della Cultura ha tenuto a sottolineare i dipendenti pubblici, inclusi i dirigenti dello Stato, attualmente hanno un limite massimo di 65 anni, che al ricorrere di alcune condizioni può arrivare a 67. In ogni caso il limite massimo è di 70 anni, come per i magistrati e i docenti universitari.

La norma potrebbe a breve interessare altri teatri. Alla Scala, Dominique Meyer, 66 anni, potrebbe non essere rinnovato l’anno prossimo; Massimo Biscardi, sovrintendente al Petruzzelli di Bari, 67 anni, e infine Francesco Giambrone, Opera di Roma, che ha 66 anni a breve sarebbero a loro volta messi in discussione. Lissner intanto ha annunciato che farà ricorso.

I versi di Gasparri

Fuortes intanto, dopo settimane di pressione da parte dell’esecutivo, ha annunciato le sue dimissioni. Il gesto non ha sciolto le incognite sul suo destino. La nomina al San Carlo infatti dipende strettamente anche dal comune, visto che la scelta spetta al Consiglio di indirizzo presieduto dal sindaco, in questo caso Gaetano Manfredi, di centrosinistra.

Il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, ha dedicato dei versi satirici all’ex ad: «Re Carlo ritorna dalla guerra ma non finisce a terra. Lui spera in nuovi allori, tra liriche e gran cori tra opere e soprani, tra stucchi e battimani. Lui è sovrintendente, mica roba da niente. E conta ancor di farlo a Napoli al San Carlo. La forza del destino a lui starà vicino, tra Carmen e Traviata carriera assicurata».

La libertà della cultura

I firmatati dell’appello rimpiangono la passata gestione: «Gli ultimi anni di politica culturale del nostro paese erano stati caratterizzati, con non poche resistenze di natura corporativa, da un’ampia e feconda apertura verso modelli di scelta che prescindessero da ristrette logiche amministrativistiche». Questo modello «ha rilanciato ampi settori della cultura riuscendo anche a rompere l’amorale intreccio tra politica ed amministrazione».

Per loro sono state nominate personalità di assoluto prestigio internazionale «alla guida di Fondazioni lirico-sinfoniche», mentre le nuove norme «subordinano professionalità e cultura al compimento dei 70 anni».

L’amara conclusione: «Si consuma dunque una brutta e regressiva pagina, alla quale tutte le persone che ritengono che la cultura non possa essere subordinata a piccoli processi burocratici devono reagire facendo sentire la propria voce. A piccole disposizioni, prive di una visione, occorre rispondere con la visione cosmopolita, aperta e libera della Cultura».

© Riproduzione riservata