Una stretta di mano, ma formale e freddina. Elly Schlein e Giuseppe Conte si incontrano all’aula dei gruppi della Camera, a Roma. È la prima volta dopo la rottura di Bari. L’occasione è un convegno pensato al tempo in cui i gialli e i rossi si erano tanto amati. Ora si amano un po’ meno: e così il presidente M5s, che pure non cancella l’impegno, si concede il gusto di un dispettuccio alla segretaria. Le conclusioni della mattinata da programma spettavano a lei, e invece lui arriva in ritardo, dopo che lei ha parlato, e così si prende l’ultima parola.

Il tema dell’incontro è di quelli epocali, “Acqua e sole, un connubio perfetto”, ci hanno lavorato i due rispettivi responsabili ambiente, l’ingegnera Annalisa Corrado per il Pd e l’ex senatore Gianni Girotto per il Movimento. Fra i due, un altro connubio perfetto: c’è collaborazione di lungo corso e perfetta letizia politica. «Dobbiamo difendere il green deal europeo e la conversione ecologica di economia e società. È urgente costruire politiche che associno il contrasto attivo alla crisi climatica, con la produzione di energia da fonti rinnovabili, con azioni strategiche per l’adattamento dei territori agli effetti già manifesti della crisi, come la carenza idrica e la siccità», dice con convinzione Corrado. Girotto è d’accordissimo. A occhio, per le prossime europee su questi temi i due partiti avranno un programma simile.

Ma i due leader a questo giro fanno fatica a guardarsi negli occhi. Ai cronisti Schlein, interrogata sui rapporti con Conte, risponde evasiva: «Sempre bene, siamo qui insieme». Conte più insofferente: «C’è stata la stretta di mano». E poi ancora più infastidito: «Mi impegno a non dichiarare». Consapevole che ogni sua dichiarazione è un petardo sul futuro dei rapporti fra i due partiti. Più tardi ha l’ennesima intervista in tv, su Mediaset, entusiasta delle risse degli avversari della destra.

Più vicini a Firenze

In realtà, mentre i leader si scambiano sguardi freddini, dai territori arrivano segnali di disgelo. Anche da Bari dove, in serata, il candidato del M5s Michele Laforgia tende la mano: «È arrivato il momento di rimettere la mia disponibilità alla candidatura a sindaco alle stesse forze politiche che me l’hanno chiesta e l’hanno sostenuta almeno fino ad oggi e cioè alla convenzione Bari 2024 e al M5s. Saranno loro a decidere cosa fare da oggi in poi, come e con chi».

Insomma, spetta al M5s decidere se ricucire con il Pd. Un piccolo passo indietro sulla strada di una rottura che sembrava insanabile. Segnali incoraggianti arrivano, in tal senso, da un’incontro che si è svolto qualche ora prima alla Camera.

Che sia un bilaterale importante si capisce quando in Transatlantico si fa vedere la coppia Taruffi-Baruffi, Igor il primo e Stefano il secondo, responsabili organizzazione e enti locali Pd. È il duo delle trattative complicate.

Hanno un appuntamento con Paola Taverna, la sherpa M5s (che però nella sua seconda vita da ex senatrice è diventata una leale alleanzista, dopo essere stata la punta di lancia della caduta del governo Draghi, quando festeggiò le dimissioni del premier davanti ai cronisti, alla buvette di palazzo Madama). Ma ci sono anche i toscani: il deputato Emiliano Fossi, segretario toscano del Pd, ultrà di Schlein, e il deputato Andrea Quartini, grillino. Si parla dunque di Firenze. «Incontro interlocutorio», viene poi riferito, «il clima è stato positivo». L’obiettivo è chiudere l’accordo su Sara Funaro, candidata del Pd, sin dal primo turno. Missione non impossibile: pochi giorni fa i giallorossi hanno siglato l’accordo a Prato, a sostegno di Ilaria Bugetti, candidata dem. Era lo stesso giorno in cui a Bari Conte mandava a quel paese il Pd e le primarie.

L’incontro su Firenze si svolge alla Camera e non resta segreto. Il Pd si sente un sorvegliato speciale dai cronisti. E allora la notizia può essere un segnale di riavvicinamento, se non proprio di ricucitura dello strappo fra i leader. Perché se la segretaria è severamente accusata dai suoi di un atteggiamento sempre troppo soft nei confronti di quel guastatore dell’ex premier, d’altra parte il Nazareno ha la responsabilità di salvare il salvabile: nello stesso giorno in cui si vota per le europee, l’8 e il 9 giugno, in 22 capoluoghi di provincia su 29, Pd e M5s spingono lo stesso candidato sindaco. Lecce, Campobasso, Biella e tante altre città: e se va in buca anche Firenze, diventano 23. E vero che quasi ovunque i grillini non sono determinanti. Resta che anche nella reazione agli attacchi di Conte la segretaria deve conservare qualche accortezza, per non spaccare tutto. «E viceversa», viene assicurato dal Pd: dove si è certi che anche Conte ricambia la cortesia. Ma sembra più un atto di fiducia nella razionalità che una vera convinzione.

Intanto ieri è nata la giunta sarda di Alessandra Todde, l’unico esperimento riuscito di campo largo alle regionali, almeno fin qui, con candidata presidente grillina. Nell’isola a giugno si vota a Cagliari e a Sassari e a Alghero: almeno nelle prime due l’alleanza tiene.

Slitta la direzione

Sul fronte interno Schlein prende tempo. Slitta, con ogni probabilità, la direzione immaginata per il 15 aprile, quella in cui dovrà annunciare la sua candidatura per Bruxelles e sottoporre le “sue” liste all’approvazione del parlamentino dem. Le era stato consigliato di chiudere la partita prima delle elezioni in Basilicata, per evitare che si sommino i malumori europei a quelli lucani (in quella regione, dopo la nota giostra dei candidati bruciati, nessuno si aspetta una vittoria dell’alleanza Pd-M5s). Ma la segretaria il 17 e il 18 sarà a Bruxelles per il prevertice S&D prima del Consiglio europeo. Quindi la direzione non si terrà prima di sabato 20. Forse anche dopo.

Formalmente c’è tempo fino a fine mese. Del resto le serve ancora tempo per riempire le caselle cruciali che restano ancora vuote: il capolista della circoscrizione Centro (sarà probabilmente lei); e a seguire c’è da mandare a misura il tetris della folla dei candidati: Nicola Zingaretti, candidatura ancora incerta, Camilla Laureti, Marco Tarquinio, Dario Nardella, Matteo Ricci, Alessia Morani, Francesco De Angelis (quest’ultimo gran portatore di voti del Sud del Lazio, probabilmente in dote alla segretaria). Poi c’è da capire su chi si abbatte «il regolamento per il controllo preventivo della trasparenza delle candidature» proposto dal commissario Antonio Misiani: non si tratta di un nuovo «codice etico», che c’è già, risponde alle obiezioni di Pina Picierno su Domani.

Partite delicate. La segretaria ha fatto sapere che «va avanti da sola»: l’impegno è oneroso (e pericoloso), e necessità di qualche giorno in più.

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