Dei tre saggi chiamati da Giorgia Meloni in Fratelli d’Italia, l’unico a fallire l’elezione diretta nel collegio uninominale è l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Carlo Nordio è stato eletto alla Camera nella sua Treviso, Marcello Pera al Senato a Sassari: Tremonti, invece, ha perso nel collegio di Milano centro e dovrà aspettare i risultati del listino di FdI in Lombarida, di cui è capolista, per avere la definitiva certezza di essere stato eletto. I numeri già lo confermano, visto che quello di Meloni è il primo partito nel collegio plurinominale con il 26 per cento, ma lo smacco resta.

Rispetto ai suoi colleghi, il ministro aveva l’avversario diretto più duro, il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, e anche il collegio più difficile perchè storica roccaforte del centrosinistra, rispetto ai collegi uninominali limitrofi in cui il centrodestra ha vinto.

Il distacco è stato considerevole: il confronto diretto è finito 37 a 30 per il candidato Della Vedova. Entrambi originari di Sondrio, lo scontro nel collegio di corso Buenos Aires è stato un derby valtellinese.

Curato l’orgoglio ferito, per Tremonti scatterà comunque un seggio alla Camera e forse anche qualcosa di più. Il nome dell’ex ministro, infatti, è finito nell’elenco dei totoministri, anche se sul suo prestigioso curriculum continua a pesare la crisi del 2011 e il rischio default sfiorato con il governo Berlusconi di cui era ministro dell’Economia.

Non solo. Anche le sue posizioni euroscettiche sono state spesso oggetto di critica e per questo il suo profilo è considerato difficilmente accettabile dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che già in passato e per la stessa ragione aveva rifiutato il nome dell’economista Paolo Savona in via XX Settembre.

Per questo, Tremonti potrebbe aspirare a un ruolo di peso alla Camera, come la guida della commissione Finanze che è chiave di volta dell’attività parlamentare e sentinella di ogni passaggio di natura economica.

 

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