Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto con soddisfazione che non è la stagione dei gufi, ma, potremmo aggiungere, resta comunque gattopardesca. Le liste per le partecipate quest’anno si sono moltiplicate, ma quella del ministero dell’Economia nonostante il tentato assalto dei fondi esteri all’Enel (andato male), e la consueta partecipazione di Assogestioni, ha conquistato la maggioranza dei cda.

I contatti politici

L'ex sindaco di Omegna, Paolo Marchioni. Foto da LinkedIn

L’ex ministro Roberto Cingolani, nonostante abbia lasciato il suo ruolo da meno di 12 mesi (6 mesi e 15 giorni), è passato dal dicastero della Transizione ecologica al Cda di Leonardo, dove lavorava prima della sua esperienza politica. L’Antitrust ha dato il via libera. Sarà anche ad e direttore generale. Alla presidenza dell’Enel, nonostante i giudizi negativi di alcuni advisor, andrà come previsto Paolo Scaroni, con un passato all’Eni e ancora presidente del Milan. Il fondo Covalis aveva tentato di opporgli un suo candidato, ma non ha preso nemmeno un posto in cda. Il capo azienda sarà Flavio Cattaneo, attualmente vice presidente di Italo. Confermato poi di Claudio Descalzi all’Eni: ad dal 2014 si avvia a superare lo storico fondatore Enrico Mattei, che guidò l’ente per quasi dieci anni (se escludiamo il periodo Agip). Presidente sarà l’ex comandante generale della guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana. Per le Poste arriva alla presidenza Silvia Rovere, per due volte presidente di Assoimmobiliare, ad sarà Matteo Del Fante: riconfermato.

Leggendo i curriculum dei nuovi consiglieri, si scoprono nuovi volti. Nel cda di Leonardo siederà per esempio Enrica Giorgetti, direttrice dell’associazione confindustriale Farmindustria. La stampa ha già ricordato che è la moglie dell’ex ministro forzista Maurizio Sacconi, ma è anche sorella di Ilaria Giorgetti, già presidente del quartiere Santo Stefano a Bologna, e nominata dal sindaco Pd Matteo Lepore per il cda della Fondazione Rusconi.

Consigliere di Leonardo sarà anche Francesco Macrì, ex capogruppo di FdI ad Arezzo. È pure consigliere della Piccini Paolo S.p.A. che si occupa di gas e gpl, secondo quanto scritto dalla Nazione, ed è pronto anche per tornare alla presidenza della multiutility Estra.

Un altro dei nomi politici che spiccano è quello di Paolo Marchioni, ex sindaco di Omegna. Ha terminato il suo incarico nel 2022 e non è stato rieletto. Indicato dalla Lega, finirà nel cda di Poste. All’Eni, sempre in quota Lega, va Federica Seganti, professoressa di Tecnica delle operazioni bancarie e assicurative, consigliera indipendente di Hera, ma anche ex assessora alle Attività produttive in Friuli Venezia Giulia.

I tecnici

Meloni ha detto di badare soprattutto alle competenze, ma anche i tecnici hanno dei profili che appaiono vicini ai partiti di maggioranza. Il primo nome di peso nei nuovi board è Marcello Sala, che il ministro Giorgetti ha voluto con lui al ministero dell’Economia e adesso andrà a Leonardo.

Con un’esperienza trentennale nel settore bancario e finanziario, è noto anche per essere stato il liquidatore della Euronord Holding Spa, sorta dalle ceneri della Credieuronord: la cosiddetta banca della Lega, fortemente voluta da Bossi, nata nel 2000 e poi fallita nel giro di un quattro anni.

Non stupisce che alcuni dei nomi più tecnici selezionati dal governo, abbiano preso parte alla convention programmatica di Fratelli d’Italia che si è tenuta ad aprile dell’anno scorso.

Il più famoso è l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, che organizzò l’evacuazione degli italiani dall’Afghanistan. All’evento meloniano è stato interpellato insieme a Ignazio La Russa su “La difesa dell’interesse nazionale”. Adesso è stato promosso presidente di Leonardo.

Meno conosciuto è invece Alessandro Zehenter, non eletto per due volte nella circoscrizione estera, nel 2018 e nel 2022 con Fratelli d’Italia. È Global Purchasing Manager presso GreenPowerMonitor: adesso farà parte del consiglio dell’Enel. Zehenter, ha scritto svariati articoli, tra cui uno incentrato sulla difesa dei riferimenti religiosi nelle opere di Rossini. Nella convention è intervenuto da manager, e ha discusso con il presentatore Rai e Mediaset Luca Sardella di “Ambiente e futuro”.

Lui, insieme agli altri della lista per la partecipata, sono stati considerati dal proxy advisor Iss «inesperti». Segue poi Matteo Petrella, che entra a far parte del board di Poste. Commercialista, revisore legale e valutatore d'impatto. Da LinkedIn si apprende che ha fatto da supporto a Francesco Lollobrigida, ministro e cognato della premier, quando era assessore ai Trasporti nella giunta Polverini.

Da marzo 2022, Petrella è parte del Cda di Roma servizi per la mobilità. Nel comunicato ufficiale che ne ha dato notizia, si legge che l’ex capo di gabinetto del Campidoglio Albino Ruberti (Pd), lo apprezzava «per le funzioni importanti che ha e avrà l’agenzia, anche in vista delle opportunità che arriveranno con il Pnrr». In occasione dell’happening di Giorgia Meloni, si è occupato di “Un nuovo patto di sviluppo” ed è intervenuto nella tavola rotonda sulla riforma del sistema fiscale abbandonando la deriva del “Grande Fratello”.

Da un ruolo all’altro

Si segnalano poi i consiglieri multitasking. Come l’avvocata in grande ascesa Cristina Sgubin, già da tempo collega di Roberto Cingolani a Leonardo, in quanto segretaria generale di Telespazio. Adesso, oltre a ricoprire altri ruoli pubblici e privati, finisce pure nel cda dell’Eni su indicazione del ministero dell’Economia, ma non solo.

A quanto risulta a Domani, Sgubin vuole scalare posizioni anche in Leonardo e prendere il posto del potentissimo general counsel, ovvero responsabile degli affari legali del gruppo, Andrea Parrella, molto vicino all’ad uscente Alessandro Profumo.

Per perorare la sua candidatura si stanno muovendo potenti del mondo della politica: ha buone possibilità di farcela, perché molto stimata da Cingolani in persona. Infine, sempre all’Eni, siede da ieri Roberto Ciciani. Come raccontato su queste pagine, è a capo del dipartimento del Tesoro che si occupa anche della garanzia statale per i crediti all’esportazione e vigilanza sul gruppo Sace, l’assicuratore pubblico controllato Mef che copre dai rischi politici e commerciali e le società italiane nel loro export e investimenti. Ciciani sarà così a un tempo controllore del garante, e parte di un’impresa interessata.

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