Dice Carlo Calenda nell’ennesimo tweet: «Sei contro il GAS? E come andiamo a pedali? #ItaliaSulSerio». È il commento al manifesto elettorale del Pd che sta lanciando una serie di poster in cui vengono presentate scelte nette. Questa volta le opzioni sono «Combustibili fossili/Energie rinnovabili. Scegli». Il leader di Azione accusa il segretario del Partito democratico di una «deriva populista». In realtà la frattura tra il cosiddetto terzo polo e il partito democratico si era vista anche all’europarlamento dove i democratici sono stati più allineati con i Verdi e in alcuni casi con la Sinistra europea. Ma con la questione energetica diventata faccenda di social e battute da  campagna elettorale ormai non si contano le affermazioni non veritiere pronunciate in questi giorni.

Calenda contro il Pd

Nella diatriba su twitter (sigh) manca completamente una condizione fondamentale: il tempo. Se il Pd può essere a favore dei rigassificatori oggi nell’emergenza della crisi energetica, non significa che debba difendere l’uso dei combustibili fossili nel futuro. 

Avrebbe forse fatto bene Calenda a tacciare di populismo le affermazioni di qualche giorno di fa, quando Enrico Letta e Luigi Di Maio hanno chiesto un tetto al prezzo del gas su base nazionale tecnicamente irreallizzabile e su cui i due leader di centrosinistra si sono fatti superare in realismo persino dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. 

Il Pd con le due capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi ha poi corretto il tiro, trasformando la richiesta e domandando di slegare il prezzo della energia elettrica prodotta da rinnovabili da quella prodotta col gas: attualmente infatti i prezzi di mercato vengono fissati proprio sulla base di quest’ultimo a prescindere dal prezzo delle energia da rinnovabili. La risoluzione del problema è complessa, secondo gli esperti, ma è fattibile. 

Di Maio draghiano

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Di Maio ha invece aggiustato il tiro accomodandosi pigramente sull’agenda Draghi, e attaccando Matteo Salvini per la sua amicizia con Vladimir Putin, ma si potrebbe dire alleanza considerato l’accordo tra Lega e il partito Russia Unita, Di Maio ha dichiarato: «Certo non parleremo solo di te, delle tue proposte e delle tue amicizie internazionali. Parleremo anche delle nostre proposte, del fatto che si debba fare il tetto massimo al prezzo del gas  come stavamo facendo con il governo Draghi prima che lo faceste cadere».

Il modello Basilicata della Lega

Salvini dice che in autunno il gas sarà razionato

A destra, poi, c’è ancora più confusione. Proprio Salvini, il leader politico più filorusso del panorama attuale, sul caro bollette ha dichiarato: «L'Europa se vuole può intervenire oggi pomeriggio mettendo un tetto europeo al prezzo del gas. Però, alcuni Paesi, Germania e Olanda, dicono no. Noi non possiamo aspettare i comodi di Germania e Olanda quindi quello che si può fare adesso è mettere un limite nazionale all'aumento dei costi», ha detto Salvini a un appuntamento elettorale in Puglia. Secondo il leader leghista l’esempio da seguire è sarebbe quello della Basilicata dove «grazie a un accordo tra Regione ed Eni voluto dalla Lega, dal primo ottobre i cittadini della Basilicata pagheranno il GAS zero come materia prima per almeno tre anni. Avranno la bolletta del GAS più bassa di tutta Italia. Se si fa in Basilicata penso si possa fare in Puglia trattando con le aziende come Eni, Enel, Iren, A2A, con chi produce petrolio o lo raffina perché le aziende stanno guadagnando tanto».

In realtà la Basilicata è una regione molto particolare, perché lì ci sono giacimenti su cui Eni paga alla regione diritti di concessione, quindi non si tratta di un accordo replicabile, in una situazione di crisi internazionale, e con Eni che è una partecipata pubblica, una intesa limitata a una sola regione è ben criticabile. Il leader leghista se la prende con le grandi aziende che potrebbero «guadagnare un pochino di meno per abbassare le bollette è una cosa che il governo può fare già da oggi». 

Gli extraprofitti a destra e sinistra

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Certamente c’è un conflitto di interesse attorno alle grandi partecipate di stato, visto che al crisi energetica sta facendo macinare utili, che vengono incassati dalle casse pubbliche, ma c’è anche il fatto che una norma sugli extraprofitti va disegnata correttamente. Quella messa a punto dall’esecutivo invece tassa una base imponibile molto discutibile, tanto che il governo deve affrontare ricorsi in tribunale, e finora ha incassato un decimo del dovuto. 

Sinistra italiana e Europa Verde hanno presentato un esposto in procura contro le imprese che non pagano le tasse, mossa politica ma a fine giugno era previsto solo il primo acconto e il governo è già intervenuto per rendere gli obblighi più vincolanti.

Nessuno, invece, dei leader ha il coraggio di dire quello che bisognerebbe dire: cittadini dovete, dobbiamo, ridurre i consumi, spegnere di più i condizionatori, il riscaldamento quest’inverno e via dicendo. Questa sì che è deriva populista 

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