- Stavolta, per il secondo decreto per l’Ucraina, quello che fra le altre cose stabilisce l’invio in Ucraina di armi «di difesa» – cioè non solo gli equipaggiamenti «non letali» stabiliti dal primo decreto, quello del 25 febbraio – è Mario Draghi a convincere i dubbiosi.
- Prima della riunione Draghi ha chiamato Matteo Salvini. Il leader della Lega ha assicurato di allinearsi, e così infatti hanno fatto i suoi ministri.
- Ha fatto altrettanto con Giuseppe Conte, il presidente del M5s, l’altro leader politico che ha registrato mal di pancia nei propri gruppi parlamentari.
Stavolta, per il secondo decreto per l’Ucraina, quello che fra le altre cose stabilisce l’invio in Ucraina di armi «di difesa» – cioè non solo gli equipaggiamenti «non letali» stabiliti dal primo decreto, quello del 25 febbraio – è Mario Draghi a convincere i dubbiosi. E i pacifisti, anche e soprattutto quelli dell’ultima ora. Prima del Consiglio dei ministri la diplomazia di palazzo ha lavorato a spron battuto. Ci sono stati due movimenti paralleli e convergenti: ma il primo, quello che aveva



