I Fridays for future hanno partecipato alle manifestazioni di piazza per protestare contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. «Contro la guerra e per la pace, le piazze d’Italia si riempiono a perdita d’occhio. La guerra è sempre portatrice di morte e distruzione, ai danni di tutte le parti coinvolte. Nel mezzo della crisi climatica dev'essere privilegiata l’unione e la cooperazione tra i popoli invece dell'ennesimo conflitto», si legge sul profilo Facebook dell’associazione.

Il sostegno alle manifestazioni per la pace mette in conto che la crisi ucraina rallenterà la transizione energetica: con la rinuncia al gas russo, infatti, i paesi europei, in primis l’Italia, potrebbero dover ricorrere ad altre materie prime per l’approvvigionamento di energia.

Il prezzo del gas russo

«Il protagonista di questo scontro è il gas, la stessa fonte energetica fossile che tutto il mondo dovrebbe abbandonare per salvarci. Lanciamo un appello alle banche italiane, in particolare Intesa San Paolo e Unicredit, le banche più armate d'Italia, che ogni anno spendono migliaia di miliardi di euro non solo nel fossile ma anche in esportazioni d’armamenti: smettete di spendere il nostro denaro nei conflitti. Basta finanziare la morte, è ora di finanziare il futuro», continua l’appello dei Fridays sulla pagina del social.

L’indipendenza dal gas della Russia ha però un prezzo: che sia la ricerca di una fornitura alternativa o il ritorno, in caso di necessità, all’utilizzo delle centrali a carbone già spente, messo già in conto dal presidente del Consiglio Mario Draghi.

Soluzioni a breve termine

Per evitare i rischi connessi a un’eventuale mancanza di gas russo, con un decreto varato lunedì, l’esecutivo si è dotato degli strumenti non solo per utilizzare di più le centrali a carbone e a olio combustibile, ma anche per adottare le altre misure contenute nel piano di emergenza gas: dalla riduzione dell’utilizzo di metano da parte delle industrie ai distacchi programmati delle utenze, cioè dei clienti domestici di luce e gas.

Secondo i Fridays, contattati da Domani, «la guerra ha evidenziato che le dipendenze sono da evitare, e se l'intenzione è realmente sopperire al gas russo per i prossimi mesi possiamo contare ancora sugli stoccaggi di gas, anche se l'unico modo per sottrarci davvero a questo ricatto è investire massicciamente sullo sviluppo delle rinnovabili».

Certo, le manifestazioni in questa emergenza dovrebbe anche essere occasione per spingere lo sviluppo delle rinnovabili, ma «è chiaro che non sono soluzioni attuabili a brevissimo termine». I Fridays specificano anche che «speriamo che la guerra ci aiuti a comprendere quanto la dipendenza dai combustibili fossili sia pericolosa anche dal punto di vista geopolitico e non solo climatico. Sarà proprio velocizzare la transizione a evitarci altre, terribili guerre». 

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