Il governo ha deciso la prima stretta nazionale anti Covid dall’inizio della "fase" due, nello scorso maggio. Da giovedì 8 ottobre sarà obbligatorio portare sempre con sé una mascherina e indossarla se ci si trova vicino a persone non conviventi. Si tratta di una misura preventiva che serve a evitare in futuro «nuove restrizioni nelle attività produttive e nelle attività sociale», ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La decisione è arrivata dopo dieci settimane di aumenti continui nel numero dei contagi.

Mercoledì sono stati annunciati 3.678 nuovi casi di positivi al coronavirus: l’ultima volta in cui ci è avvicinati a questa cifra è stato nel mese di aprile, quando, però, migliaia di casi sfuggivano all’identificazione.

Il Consiglio dei ministri ha anche prorogato lo stato di emergenza fino al 31 gennaio e ha stabilito che le regioni potranno derogare alle leggi in materia di tutela dall’epidemia soltanto per renderle più stringenti.

Le nuove regole

L’obbligo di avere sempre con sé una mascherina entra in vigore da giovedì e vale su tutto il territorio nazionale. Non sarà necessario indossarla sempre. La mascherina potrà essere tenuta in tasca quando ci si trova in un luogo isolato o in compagnia di soli conviventi. Andrà invece indossata quando ci si trova in prossimità di altre persone o nei luoghi chiusi.

Dall’obbligo sono escluse le persone che svolgono attività sportiva, i bambini di età inferiore ai sei anni, le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina e le persone che devono interagire con loro.

Al momento cinque regioni prevedono l’obbligo di indossare la mascherina anche se ci si trova da soli: Basilicata, Calabria, Campania, Lazio e Sicilia. Sono escluse comunque le persone che fanno attività fisica, i minori di sei anni e le persone affette da patologie.

Le altre decisioni

Il governo ha deciso anche la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021. Lo stato di emergenza permette al governo e alla protezione civile di agire in deroga alle leggi ordinarie, utilizzando ad esempio i decreti del presidente del Consiglio dei ministri (i famosi Dpcm).

Nell’ambito dello stato di emergenza, sulla base di decreti legge, il governo ha potuto imporre le misure di quarantena come i lockdown senza dover passare dal parlamento.

È stata anche decisa una limitazione dei poteri delle regioni, che d’ora in poi potranno modificare le decisioni del governo in materia di contenimento dell’epidemia soltanto rendendole più restrittive.

Infine il governo ha rinnovato fino al prossimo 15 ottobre tutte le attuali misure di contenimento che, dall’inizio dell’epidemia, vengono rinnovate di mese in mese.

L’incidente di martedì

Il rinnovo delle misure di contenimento è stato deciso per un tempo così breve (una settimana invece di un mese come si è fatto fino ad ora) a causa di un incidente parlamentare che si è verificato nella giornata di martedì alla Camera, quando le numerose assenze di deputati in seguito a provvedimenti di quarantena hanno impedito di raggiungere il numero legale su un’importante votazione.

La mancata votazione ha costretto a far slittare il Consiglio dei ministri da martedì sera a mercoledì, quando era ormai troppo tardi per prorogare le norme che sarebbero scadute a mezzanotte.

Per evitare il rischio di un vuoto legislativo, il governo ha optato per un escamotage tecnico, un cosiddetto decreto ponte che ha prorogato le norme soltanto fino alla prossima settimana in attesa di un nuovo Consiglio dei ministri che ne porti la scadenza fino a mese di novembre.

Le ragioni del nuovo decreto

Nel testo approvato, il governo ha scritto che le ragioni che hanno provocato i nuovi obblighi sulle mascherine e la proroga dello stato di emergenza sono l’aumento dei contagi da coronavirus e i «focolai anche di dimensioni rilevanti» che continuano a essere identificati.

Mercoledì sono stati annunciati oltre 3.600 casi. Anche se si tratta di un numero che va preso con cautela (è stato fatto un numero record di tamponi, oltre 125mila), si tratta comunque di uno degli incrementi più significativi delle ultime settimane, che porta i contagi giornalieri vicini a quella che fonti vicine al ministero della Salute definiscono una «soglia psicologica» che, se superata, potrebbe accelerare l’adozione di nuove misure di contenimento.

Secondo la maggior parte degli esperti, l’Italia, come la gran parte d’Europa, sta entrando nella cosiddetta “seconda ondata”, un nuovo periodo di aumento dei contagi dopo che, per gran parte dell’estate, i numeri dell’epidemia avevano continuato a calare. Secondo gli ultimi dati diffusi oggi, in Italia ci sono oltre 62 mila casi attivi.

Sono numeri molto ridotti rispetto ai livelli raggiunti durante il picco di marzo, quando si stima che ci fossero decine di migliaia di nuovi casi al giorno, e più bassi anche rispetto ai numeri raggiunti negli altri principali paesi europei, come Francia e Regno Unito, dove l’incremento giornaliero supera regolarmente i 10mila nuovi casi. Ma l'aumento costante di casi in Italia ha reso necessario agire in modo preventivo per evitare che la situazione peggiori ulteriormente.

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