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Rosy Bindi: «Schiaffo alla sanità e regalo ai privati. Speranza agisca o sarà fuori gioco»

Rosy Bindi Foto LaPresse
Rosy Bindi Foto LaPresse

L’appello dell’ex ministra a Speranza: «Abbia coraggio, se non usa l’occasione del Covid rinuncia al sistema universalistico. Convinca le regioni, anche senza cambiare il Titolo V»

  • La madre della riforma del centrosinistra: «Nove miliardi nel Recovery fund sono incomprensibili a meno che non si vada verso un sistema a due pilastri: alla sanità pubblica le grandi patologie, tutto il resto ai privati».
  • «Se Speranza non si fa ascoltare adesso, anche sul Mes, non avrà la possibilità di fare il ministro dopo. Potrà solo amministrare un quotidiano molto compromesso».
  • «Non c’è più un servizio sanitario nazionale ma una sommatoria di 21 servizi regionali. Ci vuole il coraggio: capire quali modelli  funzionano e quali no. E cambiarli. Si può fare anche senza cambiare il Titolo V»

Fra le tante storie della sua storia di politica, Rosy Bindi è stata ministra della sanità nei governi Prodi e D’Alema, dal 1996 al 2000. Ed è la madre di una riforma tutt’ora in vigore. Anche per questo è fra i promotori di un appello il cui titolo dice molto: «Piano nazionale ripresa e resilienza, uno schiaffo alla sanità pubblica». In poche ore migliaia di adesioni di personalità e associazioni, anche istituzioni. Presidente Bindi, la notizia di soli 9 miliardi destinati alla salute dal Reco

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