Per Meloni la nomina del ministro è «scelta dolorosa ma necessaria». Cancellato nel comunicato congiunto il passaggio sulle armi a Kiev
Una ripartenza all’insegna dell’unità: questo è il segnale che la premier Giorgia Meloni voleva trasmettere dopo il primo Consiglio dei ministri post vacanze. La giornata è cominciata con un vertice di maggioranza, cui è seguito il Cdm che ha ratificato una serie di accordi internazionali ma, soprattutto, ha incoronato ufficialmente il ministro Raffaele Fitto come commissario europeo indicato dall’Italia. Il nome – anticipato da Domani già tre mesi fa – era l’unico possibile per Meloni: uomo di sua stretta fiducia e moderato a sufficienza per essere l’anello di congiunzione tra Roma e Ursula von der Leyen.
Per ora le deleghe del suo ministero – Sud, Affari europei, coesione e Pnrr – rimarranno in capo a Palazzo Chigi. Troppo complicato rimettere mano all’esecutivo con un rimpasto che altererebbe i fragili equilibri di coalizione. Peraltro proprio nel momento in cui bisogna riaprire il cantiere delle riforme.
Quella di designare Fitto in Europa «è una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo, ma è una scelta necessaria», ha detto Meloni nella sua relazione al Consiglio dei ministri. «Dopodiché ovviamente continuiamo a lavorare sul ruolo che chiediamo venga affidato all’Italia. E, nonostante veda degli italiani che tifano contro un ruolo adeguato alla nostra nazione, non ho motivo di credere che quel ruolo non verrà riconosciuto», ha aggiunto con il consueto pizzico di vittimismo con cui accoglie ogni critica delle opposizioni al suo governo.
Risolta nell’ultimo giorno utile la questione del commissario, ora davanti alla premier ritornano tutte le difficoltà rimaste irrisolte prima della chiusura estiva, cui, nel frattempo, si sono aggiunti lo Ius scholae e le schermaglie sull’autonomia. Per questo il vertice di centrodestra pre Cdm è servito a ricompattare i ranghi con il consueto comunicato congiunto: «I leader hanno rinnovato il patto di coalizione, garanzia di efficacia e concretezza dell’azione di governo. Un bilancio positivo sostenuto da dati macroeconomici incoraggianti».
La svista
Eppure proprio sulla pubblicazione della nota il governo è incappato nel primo inciampo post vacanziero. Il comunicato congiunto inviato nella chat istituzionale della Lega, e subito cancellato e sostituito con uno identico a quello di Palazzo Chigi, conteneva una riga in più. Si parlava di «totale sintonia su tutti i dossier, a partire dalla politica estera», ma anche di «appoggio a Kiev ma contrari a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini».
Nel comunicato ufficiale la specifica sulle armi all’Ucraina è stata espunta. Fonti della Lega assicurano che l’invio della prima versione della nota sia stata un semplice errore di comunicazione, e lo stesso Matteo Salvini è intervenuto per dire che «il testo è stato modificato in pieno accordo con tutti gli altri leader solo per scelta stilistica e non di contenuto».
Il «semplice errore», però, ha immediatamente fatto scattare le opposizioni che hanno letto dietro alla cancellazione della frase le tensioni che agitano l’esecutivo. «Qual è la politica estera del governo? Che peso ha la Lega sulla nostra posizione in Europa? Un pessimo rientro e molte preoccupazioni per il paese in uno scenario geopolitico sempre più complesso», ha scritto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Del resto, solo qualche mese fa Salvini aveva ribadito la contrarietà della Lega all’invio di armi all’Ucraina con licenza di usarle come strumenti di attacco in territorio russo, ventilando un no a un nuovo decreto Armi.
La legge di Bilancio
Durante il vertice e il Cdm si è parlato ovviamente anche della legge di Bilancio. La prima scadenza per la presentazione dei numeri è fissata per il 20 settembre. La prossima legge «sarà seria ed equilibrata, e confermerà alcune priorità come la riduzione delle tasse, il sostegno a giovani, famiglie e natalità, e interventi per le imprese che assumono», si legge nella nota congiunta, e la premier Meloni ha voluto ribadire che «la stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita» ma ha anche cercato di frenare il flusso di indiscrezioni di questi giorni.
«La manovra è ancora da scrivere, e per questo consiglio grande prudenza nel commentare misure e interventi di cui ha parlato finora la stampa ma che non sono mai neanche state proposte». Un chiaro riferimento all’ipotesi circolata sui quotidiani, ma smentita, di cancellare l’Assegno unico per le famiglie.
«Se c’è qualcuno che vorrebbe far saltare l’Assegno unico, non è certo questo governo di centrodestra, ma qualche zelante funzionario europeo», ha detto riferendosi alla procedura di infrazione contro l’Italia, a causa del requisito della residenza per i percettori di assegno non lavoratori, quello della durata di almeno sei mesi del rapporto di lavoro e il non riconoscimento dell’assegno a chi ha figli all’estero.
In ogni caso, la premier ha ribadito la linea del noi contro tutti. «Ogni giorno si raccontano teorie che hanno come obiettivo minare la compattezza» della maggioranza, ma, «con le sfumature che distinguono i partiti e che io considero una ricchezza, noi stiamo insieme da trent’anni». Poi la sottolineatura: dobbiamo continuare a portare avanti «il programma votato dagli italiani». Un modo per escludere implicitamente, per esempio, lo Ius scholae ipotizzato da Forza Italia. Del resto, l’agenda è già molto fitta. Prima grana: a chi assegnare dentro Palazzo Chigi le deleghe che Fitto dismetterà a fine ottobre e in particolare quella sul Pnrr, che entra nella sua fase più delicata e rischia di portare a chiunque dovrà gestirla molti più oneri che onori.
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