Violazione dei diritti umani: l’«orribile mattanza» di Santa Maria Capua Vetere per cui sono stati arrestati 52 agenti della polizia giudiziaria, è arrivata all’attenzione della Commissione Europea. Gli europarlamentari dei Socialisti e democratici Pietro Bartolo e Massimiliano Smeriglio hanno presentato un’interrogazione urgente chiedendo all’Europa di intervenire.

Il testo

Il testo è stato depositato mercoledì, dopo che Domani ha pubblicato i video che mostrano i pestaggi e le umiliazioni perpetrate sui carcerati il sei aprile 2020: «Può la Commissione intervenire trattandosi di palese violazione dei diritti umani, in particolare dell’articolo 1 e 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea?», ovvero gli articoli che recitano: «La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata» e «nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti».

Bartolo, oggi europarlamentare e già medico di Lampedusa che ha operato in soccorso dei migranti è da sempre vicino ai temi sociali, e ha spiegato il perché di questa decisione, presa dopo quanto divenuto pubblico grazie alle inchieste di Domani: «I fatti che emergono – scrive sul suo blog – violano palesemente la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, se appurati nella loro gravità potrebbero interessare il livello comunitario».
La magistratura italiana «farà il suo corso, e certamente la carcerazione preventiva di alcuni dei protagonisti a 14 mesi dai fatti imputati è un tema scivoloso» ma, ribadisce, «non è assolutamente accettabile che nel nostro paese possano esistere situazioni di tale gravità con abusi perpetuati da chi dovrebbe tutelare l’ordine, i diritti e la sicurezza, e invece si rende protagonista di violenze inaudite».

Enrico Letta, segretario del Partito democratico, è stato il primo leader di un partito di governo a condannare pubblicamente i pestaggi e gli abusi sui detenuti del carcere campano: «L’auspicio – aggiunge Bartolo – è che la politica nel suo insieme condanni quanto sta emergendo, non possiamo permetterci zone d’ombra nei settori dello stato che hanno in carico la responsabilità di centinaia di persone».

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