Sarà anche una società dal futuro incerto, assediata dai debiti e i conti in perdita cronica, ma Visibilia editore sembra tornata a vita nuova in Borsa proprio durante la tempesta mediatica innescata dai guai della fondatrice Daniela Santanchè.

Una sorta di resurrezione, dopo che una lunga serie di traversie aziendali aveva letteralmente polverizzato il valore dei titoli del gruppo e anche i risparmi di chi incautamente avesse investito i propri risparmi sull’azienda guidata dall’attuale ministra del Turismo.

Nelle ultime settimane, le quotazioni si sono risvegliate da un sonno profondo che durava da anni. Ai primi di giugno, per dire, le azioni Visibilia editore viaggiavano intorno ai 20 centesimi, poi si sono impennate d’improvviso alla fine del mese e proprio al culmine delle tensioni politiche intorno al destino della ministra Santanchè si sono arrampicate fino a sfiorare quota un euro.

Come dire che chi avesse investito mille euro in Visibilia editore un mese fa sarebbe riuscito a moltiplicare per cinque il proprio capitale. La stessa scommessa avrebbe fruttato ancora di più, circa dieci volte la somma iniziale, per un ipotetico risparmiatore che avesse scommesso in febbraio sulla piccola società in crisi nera.

A partire da giugno è molto cresciuto anche il volume degli scambi, con un massimo di oltre 500 mila pezzi il 13 luglio, contro i 10 mila di media di aprile e maggio.

Come spiegare questi numeri a dir poco sorprendenti? Va detto che Visibilia editore è il classico titolino, che per effetto di una ridotta capitalizzazione di Borsa, può essere mosso al rialzo o al ribasso con l’impiego di somma contenute, anche poche decine di migliaia di euro.

Per innescare il rialzo di questi giorni non sono quindi necessarie puntate milionarie. È un fatto, però, che nell’arco della prima metà di luglio è passato di mano l’equivalente di un terzo del capitale della società, anche se per il momento non c’è stata nessuna comunicazione ufficiale sull’eventuale ingresso di nuovi soci con una partecipazione considerata rilevante, cioè superiore al 5 per cento.

Manovre offshore

Dopo l’uscita di scena di Daniela Santanchè, l’azionista principale di Visibilia editore è ora l’imprenditore milanese Luca Ruffino con una quota del 29,97 per cento, seguito da Alberto Campagnoli, un geometra di Corsico, alle porte di Milano, con il 5,80 per cento.

Entrambi i soci, come ricostruito da Domani, vantano consolidati rapporti con i vertici milanesi di Fratelli d’Italia, il partito della ministra Santanché. La quota attribuita a Ruffino è intestata alla sua società Sif Italia, che proprio come Visibilia è quotata al mercato Euronext Growth, quello delle piccole società in crescita o presunte tali.

Difficile non notare che in base alle comunicazioni più recenti questa partecipazione è pari al 29,97 per cento, cioè di pochissimo inferiore alla soglia delle 30 per cento che potrebbe rendere obbligatoria (ma non è detto nel caso di società in crisi) il lancio di un’offerta pubblica d’acquisto sull’intero capitale.

L’attuale assetto azionario è il risultato di una serie di manovre che si sono succedute nell’arco di più di un anno. Una girandola frenetica, mentre milioni di nuove azioni venivano messe sul mercato per effetto della conversione dei prestiti obbligazionari sottoscritti dalla società Negma con base ai Caraibi, alle British Virgin islands.

Sul ruolo di questo veicolo offshore la Consob ha avviato accertamenti. Non è chiara la provenienza dei capitali gestiti da Negma. Di sicuro, però, la progressiva conversione delle obbligazioni ha accompagnato a partire dalla metà del 2021 la rivoluzione negli assetti di controllo della società.

La ministra si defila

A giugno di due anni fa, Daniela Santanchè controllava ancora il 53 per cento del capitale attraverso Visibilia holding e Visibilia concessionaria. Un anno dopo la partecipazione della ministra si era ridotta all’11,9 per cento.

Nel frattempo, la crisi della società editrice si era fatta ancora più evidente, tanto che il bilancio del 2021 non era stato certificato dai revisori, mentre pacchetti importanti di azioni risultavano parcheggiati ai Caraibi, nel portafoglio di Negma.

Si arriva così all’autunno dell’anno scorso quando entra in scena Ruffino che rileva il 23 per cento circa del capitale, mentre Santanchè vende per intero la sua quota. L’arrivo del nuovo socio è stato comunicato al mercato a metà ottobre.

Meno di un mese dopo si apprende che la procura di Milano ha chiesto il fallimento di Visibilia editore. Le manovre sui titoli non erano però ancora terminate. Ancora a novembre dell’anno scorso la quota attribuita a Negma era pari al 12,9 per cento, frutto della conversione di obbligazioni.

Meno di tre mesi dopo, a gennaio di quest’anno, la partecipazione della società offshore era scesa al 7 per cento per poi calare ancora al 6 per cento circa a marzo.

Nuovi soci

In base a queste comunicazioni ufficiali, i titoli attribuiti al mercato, cioè ai piccoli azionisti, si aggiravano intorno al 60 per cento. Curiosamente però, nelle numerose assemblee dei soci che si sono succedute in quei mesi, nessuno di questi azionisti di minoranza si è mai presentato, neppure uno.

Si arriva così al 13 giugno scorso quando all’ultima assemblea sociale, Ruffino ha depositato quasi il 30 per cento del capitale, con Campagnoli al 5,8 per cento. Di Negma nessuna traccia. Resta un mistero chi abbia assorbito quei titoli parcheggiati offshore, mentre il titolo Visibilia ora fa i fuochi d’artificio in Borsa.

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